Un Sior Todero esangue e lugubre

Assiso su una poltrona/trono Sior Todero detta legge ai suoi familiari e ai servitori. 
Da vecchio despota rancoroso, bilioso e avaro, Sior Todero pensa solo a se stesso, ai suoi interessi, credendosi immortale. 
Ognuna delle persone che gli sta attorno deve portargli un interesse e deve servirlo senza lamentarsi, possibilmente non chiedendo alcunché in cambio. 
Tutto e tutti devono poter essere spremuti fino all'ultima goccia di sangue e, vedendo la versione del Sior Todero brontolon di Carlo Goldoni firmata da Giuseppe Emiliani, potrebbe venire il sospetto che Sior Todero si nutra di sangue, sorta di Dracula ante litteram. 
Ma, ovviamente, Sior Todero non si nutre di sangue, in quanto è pur sempre un personaggio goldoniano: cattivo non potrà mai essere fino in fondo, né invincibile e neppure immortale. 
Anzi, prima o poi, il vecchio morirà e gli altri potranno, finalmente, respirare (è una battuta pronunciata dal figlio). 
Per ora, però, il vecchio fa il buono e il cattivo tempo o, almeno, è convinto di poter fare: contro di lui, se nulla possono gli uomini della commedia (che, come spesso in Goldoni, son privi di polso), si muovono le due donne di una certa età della pièce che riescono ad averla vinta...

La regia di Emiliani dell'opera goldoniana ha insistito sui toni lugubri e su tempi rallentati: nessuna concessione al Settecento di maniera, ma sobrietà "seicentesca" nei mobili (una sedia/trono, due cassapanche lignee e una scrivania) e nei costumi (a eccezion fatta per quello di Meneghetto: un rosso  vivo che richiama la vita, il sangue che pulsa). 
Tutto è ingrigito, in qualche modo, invecchiato. 
Vecchio, vecchissimo il Sior Todero di Giulio Bosetti e vecchio il servitore Gregorio (Franco Santelli).

Giulio Bosetti ha vestito i panni del vecchio in modo egregio. 
Pallido, incerto nei movimenti ed esangue, voce roca; piglio da dittatore abituato a regnare dalla sua camera/plancia-di-comando. 
A dargli filo da torcere le due donne di cui si è detto, molto bene interpretate da Marina Bonfigli (Fortunata) e da Nora Fuser (Marcolina). Assolutamente all'altezza tutti gli altri interpreti.
Bella e inquietante la scena di Nicola Rubertelli: dominata dai colori grigi, ha creato un ambiente poco veneziano e molto vicino a una casa/prigione. 
Una casa dove guardarsi perennemente le spalle.
Applausi al calar del sipario.

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