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Visualizzazione dei post da giugno, 2009

La Natura come Armonia

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È stata prorogata fino al 13 settembre 2009 la mostra dedicata a Hiroshige ( Hiroshige. Il maestro della natura ) dal Museo Fondazione Roma di Via del Corso n. 320. Curata da Gian Carlo Calza , la mostra presenta, per la prima volta in Italia, 200 opere del Maestro Utagawa Hiroshige (1797 – 1858) realizzate con la tecnica della silografia (che dà vita a stampe policrome). L’arte di Hiroshige influenzò molti artisti europei, tra cui Vincent Van Gogh che riprodusse fedelmente alcune opere del Maestro. Van Gogh ebbe a dire che i giapponesi “vivono nella natura come se loro stessi fossero dei fiori”; e di tale stile di vita, ma, soprattutto della Natura cui i giapponesi guardano con tanto rispetto, Hiroshige fu illustratore sapiente, innovativo (per la “cinematograficità” di certi scorci) e ironico (soprattutto nei confronti della natura umana).

Dalle gambe al corpo

La Catedral per la coreografia e la regia di Luciano Padovani presentato al Teatro Sociale di Bergamo è uno spettacolo di danza che unisce, in modo molto suggestivo, la tecnica del tango con quella della contact dance. Lo spettacolo inizia con un passo a due di tango, tutto concentrato su un gioco di gambe di disperato erotismo.  Prosegue, poi, con l'ingresso di altri due danzatori anche loro impegnati in un passo a due, non più di tango, ma di contact dance: lui regge lei e i due corpi sono uniti oltre che nella danza, anche fisicamente.  Il passo a due si apre, infine, agli altri danzatori e i due generi del tango e della contact si uniscono e producono figure nuove e affascinanti. I sei danzatori conducono le danze passando di volta in volta dalla tecnica moderna al tango, nel disperato tentativo di dare di nuovo vita alla Catedral del titolo: una vecchia e dismessa sala per milonga simboleggiata da vecchi e logori divani (con i quali i ballerini non mancano

Aria di classica

Ieri sera, nell’ambito del Festival Danza Estate, la coreografa Simona Chiesa ha presentato al pubblico presente al Teatro Sociale il suo Gran Galà: classico e oltre… Si tratta di un’antologia di otto coreografie, quattro delle quali firmate da grandi coreografi del passato come Marius Petipa e quattro dalla stessa Simona Chiesa. Va detto – tralasciando di entrare nel dettaglio di ogni singolo pezzo – che, oggi, rivedere le coreografie del passato non ha più molto senso.  Si ha, infatti, uno sgradevole effetto di deja vu e di banalità che non rende giustizia all’inventiva dei coreografi di un tempo. Oggi, la danza classica non può più ignorare i traguardi tagliati dalla danza moderna. Ecco, allora, che le coreografie firmate da Simona Chiesa, in tale antologia, hanno decisamente avuto la meglio, in quanto sono sembrate (perché in realtà sono) fresche, genuine, moderne, vicine al comune sentire degli spettatori. Anche i danzatori sono parsi più a loro agio nelle coreografie

L’antidoto al male di vivere

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Ieri sera, all’interno di un esaurito Teatro Sociale di Bergamo, si è svolto un incontro di pugilato sui generis: sul ring, infatti, non si sono sfidati due atleti, bensì due narratori/poeti, ovvero Vinicio Capossela e Vincenzo Costantino Chinaski . I due performer sono uniti da antica e solida amicizia e si sono sfidati a colpi di lettura di brani sia propri, sia dell’amico/avversario segnando i punti in base al gradimento del pubblico.  I pezzi scelti per la lettura sono stati tratti da In clandestinità , libro da loro scritto a quattro mani. Una cornice, quella della sfida scherzosa sul ring, probabilmente pensata per alleggerire il filo conduttore che ha unito i vari pezzi scelti per il reading: il male di vivere.  Capossela e Chinascki, infatti, hanno messo in scena la loro difficoltà a vivere la vita, il loro personale disagio esistenziale tenuto a bada per mezzo di un antidoto che, nel corso degli anni, si è rivelato assai efficace: la loro amicizia.  E, in defini

Dal romanzo alla vita e ritorno

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Romanzo interessante L’invasione degli ultragay di Corrado Farina edito da Zero91. L’interesse nasce dal fatto che esso intreccia due storie diverse, ma strettamente legate l’una all’altra, in modo che dal destino dell’una dipende quello dell’altra e viceversa. Le due vicende hanno come protagonisti, l’una uno scrittore (tale Corradino Piersanti) alle prese con la redazione e la pubblicazione di un suo romanzo fantascientifico e l’altra i personaggi di detto romanzo. Quanto succede in una trama si riverbera nell’altra, cambiandone il corso. Ma, il corso cambiato nel secondo intreccio narrativo finisce per mutare nuovamente anche quello della prima storia. Il circolo si fa virtuoso o vizioso a seconda dei fatti narrati, e le due vicende procedono a braccetto dall’inizio alla fine del romanzo, terminando entrambe con un happy end che (forse volutamente) lascia un po’ di amaro in bocca al lettore.