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Visualizzazione dei post da dicembre, 2003

Un epistolario da leggere tutto d’un fiato

Stephen Spender, Caro Christopher. Lettere a Christopher Isherwood, 1929-1939 , Archinto, 1993. Di solito gli epistolari degli scrittori si rivelano un po’ falsi, in quanto troppo costruiti. Spesso, infatti, si ha quasi l’impressione che certe frasi siano state scritte dall’autore con l’assoluta convinzione che le sue missive sarebbero state, prima o poi, pubblicate e lette da un pubblico di appassionati. Ecco, allora, una scrittura sorvegliata, una percepibile attenzione ad ogni dettaglio, con la conseguenza che certi epistolari assomigliano a libri costruiti con pazienza, più ad uso dei posteri che dei destinatari delle lettere (impressioni che, molto spesso, si hanno anche alla lettura dei diari di certi scrittori). Assolutamente distante dalla scrittura sorvegliata e per i posteri di cui si è detto è quella di Stephen Spender , autore di una serie di lettere scritte al suo amico e collega Christopher Isherwood tra il 1929 e il 1939 e il fatto sorprende se si tiene conto

Giovanni Testori in mostra

Giovanni Testori. I segreti di Milano, a cura di Alain Toubas , a Palazzo Reale di Milano fino al 15 febbraio 2004. Per celebrarne il decennale della morte, Palazzo Reale dedica una mostra a uno degli scrittori più inquieti d'Italia: quel Giovanni Testori (Novate Milanese 1923 - Milano 1993) al centro di alcuni tra gli scandali più celebri della storia culturale del Secondo dopoguerra. Scandali nati dai temi forti trattati nella sua produzione letteraria, nella quale, anche se non sempre esplicitamente nominato, un posto di primo piano è lasciato all'amore omosessuale. Suoi i racconti de Il ponte della Ghisolfa (1958) dai quali Luchino Visconti trasse la sceneggiatura di Rocco e i suoi fratelli ; sua L'Arialda (1960), messa in scena da Visconti e sequestrata per «turpitudine e trivialità», suoi i testi teatrali del ciclo della Trilogia degli Scarrozzanti ( Ambleto , 1973; Macbetto , 1974 ed Edipus , 1977), suoi I promessi sposi alla prova (1985); suo quell' In E

Un'ottima edizione di Madre Coraggio e i suoi figli

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Madre Coraggio e i suoi figli per la regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione di Mariangela Melato è davvero un’ottima messinscena del testo di Bertolt Brecht . Si tratta di uno spettacolo fortemente antimilitarista che punta a mostrare gli orrori della guerra, così come era negli intenti dell’autore che mise al centro della sua opera una commerciante avida e stracciona, Madre Coraggio, appunto, la quale, convinta che con la guerra si possa guadagnare bene, non si accorge di esserne una delle maggiori vittime: uno dopo l’altro, infatti, i suoi tre figli vengono uccisi dai soldati dei due eserciti belligeranti.  Lo spettacolo si basa su tre punti di forza: la bella regia di Marco Sciaccaluga, la scena forte di Matthias Langhoff e la recitazione degli attori.  Per quanto attiene alla regia di Sciaccaluga , si dirà che essa, in linea con la teoria di Brecht, è stata in grado di creare un clima scenico che sollecitasse il lato critico dello spettatore, piuttosto che