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Visualizzazione dei post da novembre, 2003

Fabbrica di Ascanio Celestini. Un libro da leggere e ascoltare

Fabbrica di Ascanio Celestini edito da Donzelli Editore è un libro con CD audio che nasce dall'’omonimo spettacolo dell'’attore-autore. Si è specificato che nasce dal monologo “in forma di lettera”, in quanto il libro non è un'’edizione del copione, bensì è un prodotto editoriale autonomo: oltre al testo del recital , infatti, nel libro vengono pubblicate altre 5 lettere che non fanno parte del monologo teatrale.  Sono tali lettere (e non la registrazione dello spettacolo) che Celestini recita nel CD audio che completa il volume.  Al lettore che conosce l’'attore-Celestini leggendo il volume verranno in mente le espressioni e le intonazioni che sono tipiche di colui che è giudicato come uno dei migliori narratori teatrali d'’Italia.  Al lettore, invece, che non ha mai avuto modo di assistere a uno spettacolo di Celestini, sarà il CD audio a poter dare un'’idea del modo particolare con il quale l'’attore narra in teatro.  Ad ogni buon conto, lo sti

Lo Zio Vanja di Fantoni e Giordana

Lo Zio Vanja di Anton Čechov firmato da Sergio Fantoni è uno spettacolo gradevole e dignitoso, non sempre recitato in modo convincente da parte di tutti gli attori, anche perché si ha l’impressione che la regia abbia puntato soprattutto a disegnare con dovizia il ruolo impersonato da Andrea Giordana (zio Vanja), lasciando a volte in ombra gli altri personaggi, specie quelli di contorno, ma pur importanti, che vengono relegati dal regista letteralmente sullo sfondo (si veda il personaggio della vecchia madre di zio Vanja che nel testo di Čechov è ben altro rispetto alla presenza mummificata dello spettacolo di Fantoni).  La regia, quindi, punta su Giordana, volendo per l’attore uno zio Vanja “brillante”, che “reciti” una parte di persona che si sforza di essere allegro, ma che, in realtà, è profondamente depresso.  Accanto a Giordana, hanno dato buona prova di sé anche Ivo Garrani , giustissimo nel ruolo del vecchio bilioso e capriccioso, ma pur sempre autoritario

La brocca rotta

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Il primo (e forse unico) segno forte di questa versione de La brocca rotta di Heinrich von Kleist è la scena disegnata da Maurizio Balò : un angolo di una stanza con una finestra enorme; il pavimento fortemente inclinato verso l’alto, il tutto incorniciato da un quadro scenico posto in sghimbescio. Il risultato è straniante: gli spettatori vedono gli attori continuamente salire e scendere per il palcoscenico.  Forse il meccanismo allude alla fatica che si fa per recuperare la verità di una vicenda apparentemente banale, ma che ne nasconde altre di maggiore spessore: ovvero l’indagine su chi abbia rotto, realmente , la brocca del titolo porta lontano, fino ai meccanismi che regolano la vita civile che si scoprono non proprio oliati a dovere…  Ovviamente, la brocca rotta, ed è allusione palese, rimanda alla verginità violata della figlia della proprietaria della brocca che sporge denuncia per danni contro il promesso sposo della figlia, colpevole, a suo avviso, di aver rot

Zio Vanja di Čechov: la gioia di vivere si rinnova coi sensi

Andato in scena nel 1899 al Teatro d’Arte di Mosca, Zio Vanja di Anton Čechov porta in palcoscenico la depressione: tutti (o quasi) i personaggi della pièce , infatti, sono dei depressi (chi più chi meno) e ciò per i motivi più diversi, anche se le due cause di depressione più frequenti sono le delusioni d’amore (nessuno dei personaggi vive un amore ricambiato) e la consapevolezza di aver sprecato la propria giovinezza con una vita insulsa, fatta di pigra rinuncia alle proprie ambizioni.  Ad inizio di spettacolo uno dei protagonisti, il medico Astrov, dichiara «La vita è di per sé noiosa, stupida, sporca… Soffoca, una vita così» e intende dire che le sue aspirazioni a una vita migliore, a un mondo migliore (egli è un precursore dei moderni ambientalisti e vegetariani, forse, ma nel testo non è detto, influenzato dalla filosofia di Tolstoj), sono state inquinate e ridotte quasi a barzelletta dal contesto sociale, fatto di uomini grezzi e ignoranti, per nulla dediti al b