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Dai Sumeri al Metaverso | "Snow Crash" il virus/droga/religione che devasta la mente

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Snow Crash di Neal Stephenson , pubblicato nel 1992, non è solo il romanzo nel quale, per la prima volta, prendono vita sia il Metaverso , e sia gli avatar così come, oggi, li intendiamo; ma è un vero capolavoro. Con una prosa scintillante, farcita di ironia e sarcasmo (sapientemente tradotta in italiano da Paola Bertante), il romanzo narra le imprese eroiche di Hiro Protagonist (evidente trascrizione fonetica di “protagonist hero”), che - affiancato dalla quindicenne Y.T. - combatte contro una potentissima organizzazione che sta diffondendo - sia nella Realtà, e sia nel Metaverso - lo Snow Crash , una droga/virus/religione che le consente di prendere il controllo delle menti di coloro che ne vengono infettati . Il potere di dominare la mente dello Snow Crash ha origini antiche: risale ai tempi dei Sumeri e, per tale ragione, Hiro deve immergersi nella sterminata Biblioteca presente nel Metaverso, per recuperare le informazioni necessarie per capire come e perché lo Snow Crash agi

L'assenza di privacy è tirannia e il dissenso malattia | 1984 di Orwell

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1984 di George Orwell è un capolavoro assoluto incredibilmente profetico e di sconcertante attualità. Ciò che lo rende profetico e attuale al medesimo tempo è l’aver capito che in una società di tipo totalitario ciò che consolida il Potere è il controllo del pensiero dei singoli individui. In un totalitarismo di tal fatta, i reati più gravi sono «psicoreati», ossia ragionamenti o azioni in grado di rendere un individuo consapevole della propria libertà di pensiero . Libertà di pensiero che può condurre all’eterodossia e, quindi, alla messa in discussione del Potere stesso. Per evitare che gli individui possano arrivare a pensare in modo autonomo e libero, il Grande Fratello a capo del Partito unico tiene costantemente sotto controllo i governati, annullando completamente la loro privacy e la loro capacità di ricordare il passato . Nessuno può restare solo : anche quando si è a casa propria, si è sotto l’occhio vigile del Grande Fratello che controlla la popolazione per mezzo de

La presa di coscienza | Il Delitto Karamazov

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Al Teatro Out Off di Milano fino al 12 febbraio è in scena Il Delitto Karamazov , riduzione per le scene (assai ben riuscita) di Fausto Malcovati del romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij . La bella regia dello spettacolo è di Lorenzo Loris che affida a un cast di attori tutti “in parte” il compito di fare emergere quello che è il messaggio forte della pièce : la presa di coscienza del potere manipolatorio della parola . Ecco, allora, che allo spettatore viene mostrato il processo che porta Ivan a rendersi conto di come le proprie parole “libertine” (nel significato che durante l'Illuminismo si dava al termine, ossia di emancipazione dalla dottrina cristiana) abbiano - inconsapevolmente (?) - spinto il fratellastro-servo Smerdjakov a commettere il parricidio di cui è accusato ingiustamente il fratello Dmitrij. A nulla valgono per Ivan le rassicurazioni del fratello-religioso Alëša che insiste non solo sull’innocenza di Dmitrij, ma anche sulla non-responsabilità di Iv

Schiavi e felici

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Scritto agli inizi degli Anni Trenta del Novecento, Il mondo nuovo di Aldous Huxley , edito in Italia da Mondadori, è un romanzo distopico ancora in grado di parlare ai contemporanei. E, per tale motivo, il mondo in esso descritto, mette i brividi. La vicenda si svolge in un futuro in cui i principi della produzione di massa vengono applicati alla biologia al fine di produrre milioni di gemelli identici, pre-destinati a svolgere lavori di ogni sorta. Lavori che, fondamentalmente, li rendono schiavi (anche quando sono di “alto livello”), ma felici , in quanto, sia debitamente condizionati , fin dalla nascita, dalla propaganda; e sia drogati giornalmente, al fine di evitare che prendano coscienza della realtà. I gemelli, per essere adeguati al lavoro che svolgeranno, sono geneticamente modificati, in modo da creare differenti caste che vanno dagli Alfa Plus, per i lavori di concetto, agli Epsilon, prodotti per essere impiegati in quei lavori che si ritengono adatti solo a dei sub-umani

La società dei visibili | Note su L'uomo invisibile

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Da più parti si è assai insistito sull’aspetto umoristico de L’uomo invisibile di H.G. Wells , mettendo quasi in ombra il fatto che si tratta, pur sempre, di un’opera appartenente al genere fantascientifico. Ora, se è vero che uno dei pregi della speculative fiction è quello di saper “parlare” ai lettori contemporanei di loro stessi e delle loro “costruzioni sociali” , allora, nella lettura de L’uomo invisibile , si farebbe bene a concentrare maggiormente l’attenzione più che sugli aspetti umoristici, su quelli inquietanti e dark che esso “disvela”. In poche parole e per punti (questa è pur sempre solo una “nota”), si vuole portare l’attenzione sul fatto che Wells pone alla base del suo romanzo il fatto che la nostra è una società basata e costruita sull’essere visti . I componenti di tale società (ossia noi stessi al pari dei lettori del 1897, data di uscita del romanzo), si comportano da esseri “civili” quando si trovano “in pubblico” e sono, quindi, consapevoli di essere visti

Recitare l’identità

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Come tu mi vuoi , Invisibile Kollettivo (ph. Laila Pozzo) Si può rimaneggiare un testo di Luigi Pirandello e migliorarlo? Sì e, a volte, si deve. Lo dimostra assai bene il Come tu mi vuoi messo in scena, pesantemente riadattato, da Invisibile Kollettivo . Il Come tu mi vuoi di Pirandello, sia detto con franchezza, è un testo che nulla aggiunge alla grandezza creativa del Maestro siciliano. In altre parole, forse un po’ brutali, si tratta di un testo facente parte della produzione minore di Pirandello, in quanto pare eccessivamente “costruito”. Alla fine del terzo atto, il lettore/spettatore si trova a chiedersi se Pirandello non abbia, in qualche modo, mancato il bersaglio, perché le motivazioni che dettano le scelte dell’Ignota appaiono decisamente “fragili” o “cervellotiche” (come si sarebbe detto ai tempi di Pirandello stesso). Invisibile Kollettivo, invece, mettendo pesantemente mano al testo (con tanto di cambiamento del finale) lo migliora sensibilmente, realizzando uno spettac

Le icone di Richard Avedon

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Fino al 29 gennaio 2023 Palazzo Reale di Milano ospita la mostra Richard Avedon: Relationship a cura di Rebecca Senf in cui sono esposte 106 immagini provenienti dal Center for Creative Photography di Tucson e dalla Richard Avedon Foundation.  Si tratta di una mostra che presenta al pubblico dei visitatori soprattutto i ritratti scattati da Avedon durante la sua lunga e prolifica carriera. Ritratti di personaggi famosi (o che famosi erano al tempo dello scatto) rigorosamente in bianco e nero (uniche eccezioni le campagne realizzate per Versace), in cui il soggetto fotografato assume una dimensione iconica . In altre parole, il personaggio famoso, nello e con lo scatto di Avedon, diventa un’icona moderna; un “segno” , una “manifestazione” dell’uomo o della donna coeva. Vero è che Avedon ebbe a dichiarare che i suoi ritratti “dicevano” più del fotografo che delle persone fotografate (e non è un caso, allora, che la mostra inizi proprio con un autoritratto del Maestro); ma è altrettan