Il processo creativo in azione



Contronatura di Emanuele Giorgetti, Ivo Randaccio, Edoardo Rivoira, Sara Setti (riuniti nel Collettivo SE²I - dalle iniziali dei loro nomi di battesimo), con Ivo Randaccio, Edoardo Rivoira, Sara Setti, per la regia di Emanuele Giorgetti, è uno spettacolo denso figlio di un testo altrettanto denso.

Denso in quanto il testo è infarcito di molti temi di interesse contemporaneo, ma, anche, “eterni”; denso in quanto lo spettacolo è realizzato con ritmi veloci e serrati più vicini al linguaggio televisivo che a quello teatrale.

Un bello spettacolo - lo si dice subito - da vedere con attenzione e che non lascia indifferente lo spettatore.


Il tema principale su cui i protagonisti sono chiamati a “investigare” è quello (“eterno”) del rapporto tra padri e figli.

Padri e non genericamente genitori.

Figli, soprattutto maschi.

Lo spunto per iniziare “l’investigazione” è l’ideazione di una serie TV in dieci episodi che mette in scena una rivolta generazionale cruenta dei figli/e contro i padri.

Ecco, allora, che i tre attori (che in scena mantengono i loro nomi di battesimo) “simulano” le storie che, di volta in volta, saranno al centro dei vari episodi.

Il loro processo creativo, dunque, è una (simul)azione: essi, cioè, agiscono ciò che, poi, scriveranno nel copione.

E per poter calarsi completamente nei vari personaggi, essi si “calano” muffin “corretti” con una droga di origine naturale…

Ovviamente non si svela il finale della simulazione che diventa “evidente” (ossia comprensibile ai personaggi) solo quando la “realtà” bussa alla porta dell’ufficio nel quale i tre hanno “simulato”; o, meglio, agito.


Si è detto che il rapporto investigato è soprattutto quello tra i padri e i figli maschi. Ciò, in buona sostanza, è dovuto al fatto che i figli maschi sono “destinati” a diventare padri a loro volta (o già padri lo sono).

Ecco, allora, che si pone in loro un dissidio tra il non voler essere come i loro padri e il dover assumere il ruolo di padre.

Un ruolo - quello di padre - che, fanno notare i personaggi, non si sa da quando è diventato sinonimo di repressione.

Non stupisce, allora, che centrale diventa il tema della ricerca del piacere tra maschi vissuta, anche e, forse, soprattutto, come una forma di ribellione alla limitazione dell’eros imposta dai padri ai figli.

Ma se Edo non teme l’aver oltrepassato i confini del maschile, Ivo, che padre già lo è, invece, non accetta di aver ceduto (seppure sotto l’effetto di stupefacenti) al richiamo della carne.

La repressione patriarcale, quindi, è dura a morire o anche solo a cedere terreno…


Un spettacolo “agito” dai tre interpreti con piena convinzione: essi - complice anche il fatto che mantengono in scena i loro nomi di battesimo - in qualche modo “sono” i personaggi che impersonano.

Una adesione che li rende pienamente credibili non solo quando “sono” nei panni dei figli, ma anche quando vestono quelli dei padri.


Caldi applausi al calar del sipario alla prima nazionale al Teatro Out Off di Milano.

Pienamente meritati.

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