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Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

Filumena Marturano, uno dei pochi classici moderni

La regia di Francesco Rosi della Filumena Marturano di Eduardo De Filippo (1900-1984) desta qualche perplessità: essa, infatti, impone agli attori delle prolungate fissità che mal si conciliano sia con la dinamicità del Teatro (che è parola in movimento), sia con la situazione posta in essere dal testo che è di grande conflittualità.  Si nutre, nello specifico, qualche dubbio sul fatto che una “vaiassa” come Filumena, mentre litiga, possa restare ferma e composta per lungo tempo...  Ma non è solo lei a restare immobile: i quadri voluti da Rosi coinvolgono tutti i personaggi in scena e si animano un po’ (ma non troppo) solo nel Secondo Atto. La situazione visiva creata da Rosi è risultata, nel complesso, un po’ irreale, decontestualizzata.  Un segno che non deve essere lasciato cadere, data l’esperienza del regista, ma che non pare corrispondere appieno con la drammaticità della pièce .  Un testo, la Filumena Marturano , che è uno dei pochi classici moderni che l’Italia abbia.  Un

Pecunia non olet?

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Nella nuova edizione de L’odore dei soldi di Marco Travaglio ed Elio Veltri il noto giornalista ricostruisce la vicenda clamorosa che si impose a livello mediatico e giudiziario in seguito alla messa in onda dell’intervista a Travaglio stesso nel programma Satyricon di Daniele Luttazzi avvenuta il 14 marzo 2001. Come è noto, nell’intervista Travaglio e Luttazzi parlarono del contenuto del libro, ossia delle inchieste giudiziarie nelle quali erano coinvolti Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri . Il programma TV alzò un polverone che tenne banco per diverse settimane e - è storia nota - i protagonisti vennero portati in tribunale con l’accusa di diffamazione. “Oggi” scrive Travaglio “sono trascorsi quasi nove anni, da quel Satyricon . Tutto ciò che dicemmo quella sera e che scrivemmo ne L’odore dei soldi s’è dimostrato vero, come ha stabilito otto volte su otto il Tribunale civile di Roma, respingendo le richieste di risarcimento danni avanzate da Berlusconi e d

Lo Zio Vanja di Vacis

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La vocazione meta-teatrale di Gabriele Vacis si concretizza e prende vita anche nella messinscena di Zio Vanja di Anton Čechov . Che, infatti, soprattutto nella prima parte dello spettacolo, si sia in presenza di una rappresentazione di teatro nel teatro non ci sono dubbi: gli attori sono già sul palcoscenico durante l’afflusso del pubblico in sala; la recita prende avvio a luci ancora accese (sul palcoscenico ci sono dei “piazzati” e la sala non è immersa nel buio); gli attori indossano abiti quotidiani e non dei costumi e, mentre al centro della scena stanno i personaggi che il copione vuole in scena, gli altri attori restano sul palcoscenico e siedono ai bordi dei lati perimetrali disegnati da quinte assolutamente neutre.  In scena pochi e indispensabili oggetti.  Atmosfera e comportamenti tipici delle “prove in scena”, dunque.  Non si finge neppure una quarta parete invisibile: gli attori reagiscono a quanto avviene in sala e – spesso – si rivolgono direttame

Razzisti a ogni latitudine

Il libro che Gian Antonio Stella dedica allo studio del razzismo, Negri Froci Giudei & Co , è ben documentato e ha l’effetto di un pugno nello stomaco. La narrazione di come – in definitiva – il razzismo sia una sorta di “malattia endemica” non lascia speranza nel lettore. Il razzismo si manifesta a ogni latitudine. Non si salva nessun popolo, gruppo etnico, gruppo sociale: bianchi contro neri, neri contro neri, asiatici contro occidentali e viceversa, eterosessuali contro omosessuali, cristiani contro ebrei, padani contro extracomunitari, giapponesi contro tutti… Stella sottolinea come il razzismo sia nella testa del razzista e non abbia alcun fondamento scientifico, nonostante i razzisti ricorrano sovente a quelle che spacciano come “basi scientifiche” delle loro raccapriccianti pretese e azioni. “Gesta” – per così dire – che Stella racconta, provocando una doppia e contrastante reazione nel lettore: orrore, ma anche ilare stupore. L’ilarità nasce dallo st