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Visualizzazione dei post da febbraio, 2004

La malinconica Scuola delle mogli di Lassalle e Bosetti

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Quella di Jacques Lassalle è una lettura de La scuola delle mogli di Molière in senso malinconico che punta a sottolineare le pene d’amore del personaggio principale ma che riesce lo stesso a strappare un sorriso agli spettatori e rende in qualche modo attuale (o, meglio, universale) il testo in versi (ben tradotti da Giovanni Raboni ) del commediografo francese.  Va detto che la comicità nello spettacolo di Lassalle è tutta mentale : descrive l’assurdità del Destino che segue un corso suo proprio molto spesso in contrasto con i piani progettati dai protagonisti. Vedere, infatti, Arnolfo (molto bene interpretato da Giulio Bosetti ) che si impegna a portare avanti la sua “lotta anti-corna” che viene costantemente disilluso dai fatti, muove a una pacata risata.    Fuori luogo, invece, la comicità gestuale-motoria affidata alla coppia dei servi (interpretati da Nino Bignamini ed Elena Ferrari ): nel clima melanconico e crepuscolare della regia di Lassalle appaiono, infatt

La Parsons Dance Company a Bergamo

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Non basterebbe affermare che sono dei bravissimi danzatori.  Non servirebbe a molto dire che la Parsons Dance Company è tra le compagnie di danza più celebri del mondo.  Forse inizierebbe ad avvicinarsi al vero colui che scrivesse che i ballerini che fanno parte del gruppo sono assolutamente strepitosi.  Ma, e lo si afferma colmi di stupore, ciò aiuterebbe poco chi si accingesse a descrivere l'incredibile maestria dimostrata dai danzatori in alcune loro performance.  Maestria e virtuosismo che emozionano lo spettatore.  Come definire altrimenti, se non emozione allo stato puro, quella che si prova durante l'esecuzione di Caught , la coreografia più celebre di David Parsons ?  Vedere il danzatore, impegnato in un assolo, "volare" per il palcoscenico del Teatro Donizetti ha emozionato il pubblico bergamasco al punto che il balletto si è svolto tra gli applausi e le urla di giubilo, per concludersi in una vera e propria ovazione.  Va detto che  oltre alla cap

Il campione e il suo servo

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«Allora, io gli ho risposto: "E va bene. Eccola. Farò il servo un'altra volta"».  Così inizia Il dio di Roserio primo romanzo (la pubblicazione da Einaudi risale al 1954 su indicazione di Italo Calvino ed Elio Vittorini) di Giovanni Testori .  Un incipit insolito che, d'improvviso, senza preamboli, catapulta il lettore nella vicenda.  E, a essere insolito, poco convenzionale (non solo per i canoni letterari dell'epoca, ma anche per i nostri) è tutta la struttura narrativa del romanzo che cambia di capitolo in capitolo la voce narrante, l'io al centro del monologo interiore (un monologo spesso nel dialetto dei protagonisti, quello della Brianza). Nel primo capitolo l'io narrante è quello di Sergio Consonni, gregario (il servo della frase iniziale del romanzo) della giovane promessa del ciclismo Dante Pessina (il dio di Roserio del titolo); nel secondo diventa quello del Todeschi, il presidente-padre della "Vigor", la squadra di dilettanti per l

Vittorio Gassman parla del teatro italiano

Raccolta da Luciano Lucignani nel 1982 L'intervista sul teatro di Vittorio Gassman (1922 - 2000) è stata ripubblicata da Sellerio nel 2002, dopo aver visto la luce per la prima volta nelle edizioni Laterza. Sono passati 24 anni da quando Gassman rilasciò tale intervista e poco è cambiato nel panorama del teatro italiano. Certo, alcuni nomi di registi importanti e di bravi attori si sono aggiunti all'elenco stilato dal Grande Mattatore, ma i vizi, i vezzi, i tic e le cose che non vanno sono rimasti gli stessi: «il nostro teatro» affermava Gassman «è uno dei teatri in cui, a parte l'estro, la capacità inventiva, e così via, si parla meno correttamente [...] È un teatro nel quale fa difetto anche la capacità di muoversi, di sapere occupare lo spazio scenico, di averne coscienza». Parole, purtroppo, ancora del tutto attuali, fatte le dovute eccezioni, naturalmente.  Ecco, allora, l'assoluta necessità di buone scuole di teatro nelle quali si possa imparare l'ABC

La chimera fa faville all'Auditorium di Bergamo

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Un lungo e caloroso applauso scoppia al termine del monologo tratto dal romanzo di Sebastiano Vassalli La chimera che Lucilla Giagnoni (anche autrice della riduzione teatrale) ha portato all'Auditorium di Piazza della Libertà il 4 e il 5 febbraio scorsi.  Un applauso convinto e liberatorio: la tensione che crea il racconto del processo contro Antonia da Zardino, infatti, non è mai stata scaricata  dal pubblico  con l’applauso durante il monologo, forse per la paura di distrarre l'attrice dal suo compito.  Un compito certo non facile quello della Giagnoni che ha voluto, da sola, rendere in scena la complessità del romanzo di Vassalli, concentrandosi sul personaggio di Antonia a scapito di molti caratteri minori che costituiscono il romanzo corale di Vassalli.  Nessuna divagazione storico-sociale nel testo della Giagnoni, ma la vita di Antonia dalla nascita alla morte sul rogo, recitata dando voce ai personaggi principali, sia donne, sia uomini.  Qualche inciampo d