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Visualizzazione dei post da maggio, 2005

Amare per sconfiggere la morte

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Le frasi sono brevi. Quasi lapidarie, scolpite. Intense. I paragrafi sono brevi. Descrittivi di un ricordo, di un momento di vita, di una pulsione, di una speranza. Il libro è breve: 65 pagine piene di vita, di paura, di desideri, di ricerca dell’amore, di lotta contro la morte. Il volume ha un titolo che fa pensare a una storia d’amore: L’angelo custode . E, in effetti, per quanto strano possa sembrare, il libro parla dell’amore (e dell’odio) tra l’io narrante e la sua malattia, l’AIDS. Una malattia contratta nel fiore degli anni e combattuta con i farmaci e con la voglia di vivere che si traduce in ricerca di altri corpi, di amore e calore. Un libro, quello di Stefano Simonini davvero bello. Vero.  Un ininterrotto dialogo con il virus, con se stesso, con gli altri. Un dialogo che non ha soluzione di continuità, cosicché, spesso, il lettore fatica a capire (o non capisce) quando l’autore si stia rivolgendo al virus, quando a se stesso e quando agli altri

Il feroce play di Albee-Lavia

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Il sipario chiuso è una alta rete di recinzione.  La ribalta è una scogliera sulla quale sono posizionati a destra un letto matrimoniale e a sinistra un mucchio di giocattoli per bambini: quella che si vedrà è la storia di una famiglia letteralmente sul baratro, imprigionata nei propri deliri. I l sipario/recinzione si alza e il fondale proietta luminarie da quartiere dei divertimenti di una qualsiasi metropoli americana.  Entrano in scena Martha e George e sono abbigliati come potrebbero esserlo due danzatori di altri tempi: lui in frac e lei con un abito da sera svolazzante: si tratta di due attori di teatro cui si affiancano altri due attori vestiti in maniera identica (i giovani coniugi Nick e Honey). Le luminarie si spengono e i quattro restano chiusi in un recinto-discarica che rappresenta la casa dei vecchi coniugi Martha e George.  È in questo spazio a metà strada tra il ring e il palcoscenico che si svolge la recita-gioco al massacro che coinvolge indistintamente

Le donne cigno di Boldini

È in corso a Palazzo Zabarella di Padova (con prevista tappa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma dalla fine di giugno alla fine di settembre 2005) la mostra che Francesca Dini , Fernando Mazzocca e Carlo Sisi hanno dedicato a Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931). Boldini è stato uno dei pittori italiani più noti del mondo, famoso ai suoi tempi per la capacità che aveva di saper rendere l’atmosfera, i volti e le situazioni della Belle Epoque. Un pittore, Boldini, che – lo si percepisce proprio visitando la mostra di Padova – mirava a “cogliere l’attimo” per fissarlo sulla tela e renderlo eterno. Gli istanti da cogliere potevano essere momenti di conversazione, passeggiate per la campagna, attimi di vita concitata nelle nascenti metropoli moderne o anche solo atti di tenerezza tra madre e figlio o tra giovani fidanzatini. Ecco allora che i suoi quadri trasmettono allo spettatore il senso del movimento trattenuto e, inevitabilmente, una blanda sensazione di voyeuri

Il nemico alle porte

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Ci sono film che, al di là di ciò che raccontano, vanno visti per la straordinaria interpretazione dei loro protagonisti. Una di tali pellicole è senza dubbio Il nemico alle porte del regista Jean Jacques Annaud (lo stesso de Il nome della rosa ; L’amante e Sette anni in Tibet ). Al di là della trama e dei punti di vista storici assunti dal regista nel film, Il nemico alle porte , infatti, si impone all’attenzione e al ricordo degli amanti del cinema e dei critici per le grandi prove di Jude Law e Joseph Fiennes e per quelle di Ed Harris , Rachel Weisz e Bob Hoskins . Ambientato a Stalingrado tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943, il film racconta la storia vera di Vassili Zaitsev (magistralmente interpretato da Jude Law), uno sconosciuto ragazzo degli Urali che, grazie alla sua mira infallibile, viene notato da un altrettanto giovane commissario del Partito comunista (un intenso Joseph Fiennes) che ne fa un eroe a fini propagandistici: è grazie a lui, infatti, che si

Finale di partita

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Nel giugno del 2003 Max Brembilla e Stefano Mecca presentarono al pubblico dell’Auditorium di Bergamo HammClov , loro versione di Finale di partita di Samuel Beckett .  A distanza di due anni, i due attori hanno messo in scena al Teatro Prova di Bergamo Finale di partita di Beckett con un sottotitolo: HammClov .  La distinzione non è di poco conto: se nel 2003 i due interpreti tenevano un sorta di distanza (anche solo di tipo reverenziale) dal testo di Beckett, oggi essi vi aderiscono pienamente, pur adattandolo drammaturgicamente alle loro esigenze: spariscono i personaggi di Negg e di Nell e restano in scena solo Hamm e Clov (che danno vita a una sorta di essere bifronte, l’HammClov del sottotitolo, appunto).  L’adattamento drammaturgico e la traduzione dalla versione inglese del testo è di Stefano Mecca e la regia di entrambi gli attori.  Il risultato è assai buono e presenta in scena una coppia di uomini alla resa dei conti, alla fine della loro partita e della partit