Il nemico alle porte


Ci sono film che, al di là di ciò che raccontano, vanno visti per la straordinaria interpretazione dei loro protagonisti.
Una di tali pellicole è senza dubbio Il nemico alle porte del regista Jean Jacques Annaud (lo stesso de Il nome della rosa; L’amante e Sette anni in Tibet).

Al di là della trama e dei punti di vista storici assunti dal regista nel film, Il nemico alle porte, infatti, si impone all’attenzione e al ricordo degli amanti del cinema e dei critici per le grandi prove di Jude Law e Joseph Fiennes e per quelle di Ed Harris, Rachel Weisz e Bob Hoskins.

Ambientato a Stalingrado tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943, il film racconta la storia vera di Vassili Zaitsev (magistralmente interpretato da Jude Law), uno sconosciuto ragazzo degli Urali che, grazie alla sua mira infallibile, viene notato da un altrettanto giovane commissario del Partito comunista (un intenso Joseph Fiennes) che ne fa un eroe a fini propagandistici: è grazie a lui, infatti, che si dà nuova speranza all’estenuato popolo russo invaso dai nazisti. 

Molto interessante è la dinamica della creazione di un eroe narrata di sfuggita nel film che si concentra, invece, tra la sfida dal sapore western tra il giovane cecchino russo e un maturo cecchino tedesco (Ed Harris). 

Parallela alla sfida tra i due soldati, corre la storia d’amore tra Vassili e una giovane soldatessa di origini ebraiche (Rachel Weisz) di cui è innamorato (ma non corrisposto) anche il giovane commissario russo.

Si diceva che, al di là della seppur per molti aspetti interessante storia narrata dal film, Il nemico alle porte resta impresso per l’interpretazione dei protagonisti. 

Jude Law (Gattaca; A.I. Intelligenza Artificiale; Closer) è assolutamente perfetto nel ruolo di un ragazzo spaventato dagli orrori della guerra che si trova, improvvisamente e suo malgrado a dover vestire i panni dell’eroe nazionale.
I suoi tormenti sono quelli del ragazzo semplice e onesto che sa di non meritare appieno l’amore che il suo popolo gli dimostra e teme di doverlo deludere per insufficiente preparazione tecnica. 
Assolutamente convincente anche nei momenti di tenerezza con la sua bella. 

Anche Joseph Fiennes (Shakespeare in love) è sempre credibile nei panni di un commissario di partito la cui più grossa preoccupazione è quella che il Comunismo prevalga e che, quando si scontra con la dura realtà di un amore non corrisposto, vacilla di fronte ai dogmi prima professati a spada tratta.

Ed Harris è un cecchino tedesco oscillante tra l’umanità e la spietatezza e Rachel Weisz una energica e al contempo fragile soldatessa alle prese con la guerra e la scoperta dell’amore. Due ruoli, i loro, difficili perché ambivalenti.

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