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Visualizzazione dei post da febbraio, 2008

L'amore infelice di Leonardo

"Vi amo troppo e voi mi amate pochissimo" tale è la considerazione che Leonardo rivolge a Giacinta, sua futura sposa al calar del sipario sul primo tempo della Trilogia della Villeggiatura di Carlo Goldoni per la regia di Toni Servillo .  Una frase che dà la dimensione della tragedia personale di Leonardo: è consapevole di amare una ragazza che non lo ama, ma è spinto dall'amore che prova per lei a sposarla e a esserne geloso. La regia di Servillo, infatti, mette in rilievo proprio l'amore infelice di Leonardo.  Lo fa mettendo in posizione di preminenza (il calar del sipario) la battuta riportata e lo fa dando una rilevanza assoluta alla fisicità: a differenza di quanto si è soliti vedere nelle commedie goldoniane, infatti, gli attori della compagnia di Servillo si toccano, si abbracciano o si tengono a distanza.  Giacinta accarezza (sensualmente) l'uomo di cui è innamorata (Guglielmo) e tiene a debita distanza l'uomo che diventerà suo marito.  Il corpo

A lezione su Amleto da Lella Costa

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Molte attrici si sono cimentate en travesti con il ruolo di Amleto.  Quella forse più famosa fu Sarah Bernhardt.  Amleto, infatti, è un ruolo che affascina attori e attrici per la complessità del personaggio, per la sua modernità, per la possibilità di recitare mentre si sta recitando (infatti il personaggio recita la follia per portare a termine la vendetta nei confronti dello zio). Lella Costa in Amleto (di Lella Costa, Giorgio Gallione e Massimo Cirri) per la regia di Giorgio Gallione , presentato ieri al Teatro Donizetti di Bergamo, interpreta il personaggio del titolo e tutti gli altri.  L'affermazione va specificata: Lella Costa non porta sul palcoscenico (un palco inclinato con al centro un vistoso cratere) l' Amleto di Shakespeare calandosi in tutti i personaggi: lo spiega e ciò facendo, interpreta i diversi ruoli (alcune battute significative, non tutto il testo, ovviamente).  Ma pur limitando lo spazio concesso ai vari personaggi, la Costa li caratterizza tut

Ad ognuno il suo mestiere

Chisciotte e gli invincibili di Erri De Luca potrebbe essere uno spettacolo coinvolgente e con i ritmi giusti se in scena non ci fosse Erri De Luca: il noto scrittore, infatti, è padrone della parola scritta, ma digiuno dell'arte oratoria e dell'attore.  Le sue parole che, presumibilmente sulla pagina prendono vita, nella sua bocca muoiono zoppicando e trascinandosi.  Non lo aiutano né la dizione incerta, né la memoria e neppure la voce tutt'altro che stentorea.  In definitiva, quando Erri De Luca dice le sue (e le altrui) parole diventa penosamente noioso.  Altra cosa, si crede, sarebbe lo stesso spettacolo se a recitarlo fosse un attore vero o, anche solo, un vero attore: le parole di De Luca prenderebbero vita e forma e risuonerebbero vere in teatro. Fortunatamente De Luca non è solo in scena: al suo fianco ci sono il cantautore Gianmaria Testa (che canta i versi di grandi poeti del Novecento da lui stesso musicati: la poesia è parola e la parola è musica) e il clari