L'amore infelice di Leonardo

"Vi amo troppo e voi mi amate pochissimo" tale è la considerazione che Leonardo rivolge a Giacinta, sua futura sposa al calar del sipario sul primo tempo della Trilogia della Villeggiatura di Carlo Goldoni per la regia di Toni Servillo
Una frase che dà la dimensione della tragedia personale di Leonardo: è consapevole di amare una ragazza che non lo ama, ma è spinto dall'amore che prova per lei a sposarla e a esserne geloso.

La regia di Servillo, infatti, mette in rilievo proprio l'amore infelice di Leonardo. 
Lo fa mettendo in posizione di preminenza (il calar del sipario) la battuta riportata e lo fa dando una rilevanza assoluta alla fisicità: a differenza di quanto si è soliti vedere nelle commedie goldoniane, infatti, gli attori della compagnia di Servillo si toccano, si abbracciano o si tengono a distanza. 
Giacinta accarezza (sensualmente) l'uomo di cui è innamorata (Guglielmo) e tiene a debita distanza l'uomo che diventerà suo marito. 
Il corpo - a differenza delle parole - non mente: Giacinta, infatti, dichiara verbalmente di amare Leonardo, ma con il linguaggio non verbale lo rifiuta, mentre accoglie Guglielmo che respinge a parole. 
Giacinta è frigida con Leonardo ma passionale con Guglielmo. 
Entrambi la amano ed entrambi sono destinati all'infelicità per causa sua: ella, infatti, sceglie di sposarsi con Leonardo perché, più che l'amore, è bene seguire le regole imposte dalle convenienze sociali. 
Giacinta, insomma, nella regia di Servillo, diventa una ragazza, tutto sommato, odiosa e scioccamente razionale (la mente prima del cuore, questo potrebbe essere il suo motto).

Una regia, quella di Servillo, raffinata, colta ed elegante, supportata da costumi bellissimi (di Ortensia De Francesco) e da scene altrettanto belle (di Carlo Sala). 

La recitazione imposta agli attori va brevemente analizzata: i ragazzi sono apparsi convincenti, mentre le ragazze no. 

Anna Della Rosa nel ruolo di Giacinta è apparsa distante, razionale e isterica. 
Una chiave di lettura del suo personaggio, indubbiamente, ma non è stato del tutto convincente il modo dell'attrice di realizzarla. 
In altre parole, Anna Della Rosa è apparsa falsa. 

Anche Eva Cambiale (Vittoria) ha tenuto una recitazione troppo sopra le righe, costantemente isterica. 

Buone, invece, le prove di Andrea Renzi (un Leonardo a tratti infantile, a tratti consapevole) e Tommaso Ragno (un Guglielmo a volte comico per la sua serietà e compostezza). 

Ottima l'interpretazione di Betti Pedrazzi (Sabina, volitiva e comicamente sensuale) e quella di Paolo Graziosi (un tenero e svagato Filippo). 

Di livello superiore quella di Toni Servillo (un Ferdinando affettato, effeminato e cicisbeo).

Spettacolo da non mancare.

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