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Visualizzazione dei post da aprile, 2009

Una Madre Coraggio rap

Madre Coraggio di Bertolt Brecht per la regia di Cristina Pezzoli e l'interpretazione di Isa Danieli è davvero un bellissimo spettacolo. La regia punta sugli attori e sui meccanismi metateatrali.  Per quanto riguarda questi ultimi, la scena unica di Bruno Buonincontri  pare determinante: un palcoscenico fortemente, “pericolosamente” inclinato che, all'occorrenza, si solleva (a mo' di ponte levatoio) e diventa sipario.  Ai lati del palcoscenico, a vista, le macchine sceniche.  Al centro del palco il carro di Madre Coraggio.  Sul fondo, un sipario/fondale rattoppato.  Nessun altro elemento che possa aiutare il pubblico a determinare il luogo in cui l'azione di svolge: in fondo, pare dire la regista, ogni luogo, in tempo di guerra, è uguale a un altro, fatto com'è di macerie e di nulla. Agli elementi metateatrali, usati in funzione straniante, si affiancano le musiche di Pasquale Scialò : canzoni assolutamente contemporanee, con tanto di rap, che non solo

C'è crisi. C'è grande crisi

Ieri sera Corrado Guzzanti ha presentato a Bergamo il suo nuovo spettacolo teatrale.  Si tratta di un recital nel quale si esibisce nelle vesti di alcuni dei personaggi che lo hanno reso celebre e amato dal pubblico televisivo: ha, infatti, vestito i panni del ministro Tremonti, di Antonio Di Pietro, di Bertinotti, dell'inamovibile Prodi (fermo sulle sue posizioni), ma anche quelli di Gianfranco Funari, di un vescovo cattolico, di Vulvia (la presentatrice di "Rieducational Channel") e del Profeta di Quelo.  Il pubblico ha risposto con molto calore e alcuni dei personaggi (come Vulvia e il Profeta di Quelo) sono stati accolti con un vero e proprio boato. Lo spettacolo è iniziato con l'imitazione del ministro Tremonti, vestito come un damerino del Settecento e seduto su un trono.  Tra un "povca tvoia" e l'altro, il ministro ha spiegato come il Governo ci stia fregando, al di là della crisi mondiale e come gli italiani siano avvantaggiati rispetto agli

Uniti e separati

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Nel 1941, nella Danimarca occupata dai tedeschi, due illustri scienziati, due geni assoluti della fisica teorica, uno mezzo ebreo e l'altro tedesco, si rincontrarono dopo una separazione durata anni.  I due, anni prima e per tre anni, erano stati l'uno professore e l'altro assistente in quella fucina di idee che era Copenaghen pre-conflitto bellico.  Il professore era Niels Bohr e l'allievo Werner Heisenberg , entrambi insigniti del Premio Nobel per la Fisica (nel 1922 Bohr e dieci anni dopo Heisenberg). Fu, quello del 1941, un incontro comprensibilmente spiato dai servizi segreti, ma, nonostante ciò, nulla si sa per certo di quanto i due amici si dissero e cosa, realmente, spinse l'uno (Heisenberg) a percorrere mezza Europa per incontrare l'altro. Di certo si sa che entrambi giocarono un ruolo determinante nello studio dell'atomo e della meccanica quantistica (di cui possono essere definiti i padri), nonché nella possibilità di usare concretam