Le parole costruiscono muri
Federico Palumeri; Irene Ivaldi e Elio D'Alessandro Le parole costruiscono muri, sillaba dopo sillaba; mattone su mattone. Sono muri che entrano nella testa e non ne escono più. Muri che definiscono le identità. Come gli uccelli di Wajdi Mouawad , per la regia di Marco Lorenzi , parla di questi muri. Li mostra. Si tratta di uno spettacolo intenso e coinvolgente , quello visto al Teatro Fontana di Milano, con un cast internazionale e un’ottima regia. Gli attori sono tutti assai bravi e, oltre che con il testo in italiano, si cimentano anche con l’arabo, l’ebraico e il tedesco: la storia, infatti, prevede battute in lingue diverse che la regia ha scelto di porgere al pubblico nella lingua in cui sono previste dal testo, proiettando su un muro di sfondo la traduzione in italiano. E, se al principio, si può credere che la proiezione del testo sia un “facile” espediente per aiutare gli spettatori a comprendere la storia, basta davvero poco per rendersi conto che quelle parole sono, lett