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Visualizzazione dei post da settembre, 2010

Come si trasforma il Poliuto in una pagliacciata

Come si trasforma il Poliuto di Gaetano Donizetti e Salvatore Cammarano in una terribile pagliacciata? Prendete Marco Spada e affidategli la regia. Affiancategli Alessandro Ciammarughi per le scene e i costumi e siete già a buon punto: al resto penseranno loro.  Infatti, stanchi del “marionettistico […] apparato vetero romano che il libretto propone” (parole del regista) essi penseranno di ringiovanire l’aspetto visivo dello spettacolo allestendo una scena che definire bislacca è un simpatico eufemismo. In un cubo dal sapore Anni Novanta del Novecento (nel quale qui e là compaiono teche in plexiglass) i cantanti vengono fatti muovere con indosso chi vestiti e uniformi che richiamano il periodo della Seconda Guerra Mondiale (ma a uno spettatore hanno fatto venire in mente le Guardie forestali); chi armature dell’Impero Romano. Se il guazzabuglio già lascia perplessi così da solo, sconcerta se messo in relazione con il plot narrativo del Poliuto che, ambientato nel periodo in cu

La lentezza dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo , sceneggiato dal regista stesso in collaborazione con l’autore del romanzo omonimo Paolo Giordano è un film di quella classica lentezza che concilia il sonno. Le inquadrature così come i dialoghi languono.  La storia non c’è, o meglio, il film si compone di lunghi (e a volte superflui in quanto potevano essere risolti con un paio di battute ben messe) flash back che hanno l’obiettivo di far capire il presente dei protagonisti, ovvero perché lei (Alice) è anoressica e lui (Mattia) afasico e autolesionista.  La vicenda inizia a farsi interessante proprio là dove finisce: ovvero quando le due solitudini dei numeri primi si rincontrano dopo una separazione lunga sette anni e, finalmente, si baciano.  Un bacio che è una piccola scalfittura all’ego smisurato dei due.  Un bacio su cui, purtroppo, cala il nero dei titoli di coda. Una storia mancata, dunque, quella della solitudine dei numeri primi. Un film che si lascia vedere solo per l

Il Dio spietato di Saramago

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Il vangelo secondo Gesù Cristo del Premio Nobel per la Letteratura José Saramago (1922 – 2010) edito da Feltrinelli è un romanzo meraviglioso, si vorrebbe dire “ispirato” se non si avesse paura di offendere la memoria dell'ateo scrittore. Si tratta di un romanzo di non facile lettura, non perché l'autore portoghese abbia usato un linguaggio aulico e una terminologia troppo da addetti ai lavori biblici, bensì perché la sua scrittura rompe il canone letterario in più punti per crearne uno nuovo e del tutto personale (non si vince il Nobel per la Letteratura per niente!).

Uno spettacolo raffazzonato inaugura la Casa delle Arti

Ieri sera, al Teatro Sociale, ha preso il via la stagione teatrale bergamasca con lo spettacolo Bergamo, India del TTB che ha dato anche ufficialmente il via alla Casa delle Arti voluta dell’Amministrazione comunale per animare il recuperato (e meraviglioso) teatro cittadino. Una doppia occasione che lo spettacolo in questione non pare aver celebrato degnamente.  Infatti, Bergamo, India è uno spettacolo che manca da diversi punti di vista.  Innanzitutto il titolo sembra annunciare un parallelo, un gemellaggio o un confronto tra due realtà: quella della città lombarda e quella dello stato indiano.  Un raffronto/confronto che manca completamente: di Bergamo, nello spettacolo, non v’è traccia, né eco. Tanto valeva titolare semplicemente India ! Per quanto attiene, poi, all’India, di essa viene data un’immagine alquanto stereotipata.  O, meglio, di essa si dà un ritratto fermo nel tempo.  Non c’è l’India di oggi nello spettacolo del TTB, un’India (ovviamente) piena di contraddizioni