La lentezza dei numeri primi
La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo, sceneggiato dal regista stesso in collaborazione con l’autore del romanzo omonimo Paolo Giordano è un film di quella classica lentezza che concilia il sonno.
Le inquadrature così come i dialoghi languono.
Le inquadrature così come i dialoghi languono.
La storia non c’è, o meglio, il film si compone di lunghi (e a volte superflui in quanto potevano essere risolti con un paio di battute ben messe) flash back che hanno l’obiettivo di far capire il presente dei protagonisti, ovvero perché lei (Alice) è anoressica e lui (Mattia) afasico e autolesionista.
La vicenda inizia a farsi interessante proprio là dove finisce: ovvero quando le due solitudini dei numeri primi si rincontrano dopo una separazione lunga sette anni e, finalmente, si baciano.
Un bacio che è una piccola scalfittura all’ego smisurato dei due.
Un bacio su cui, purtroppo, cala il nero dei titoli di coda.
Una storia mancata, dunque, quella della solitudine dei numeri primi.
Un film che si lascia vedere solo per la bravura degli interpreti, a iniziare dalla bravissima Alba Rohrwacher (Alice), passando per Isabella Rossellini e il cammeo di Filippo Timi, arrivando al bravo Luca Marinelli (Mattia).
Una storia mancata, dunque, quella della solitudine dei numeri primi.
Un film che si lascia vedere solo per la bravura degli interpreti, a iniziare dalla bravissima Alba Rohrwacher (Alice), passando per Isabella Rossellini e il cammeo di Filippo Timi, arrivando al bravo Luca Marinelli (Mattia).
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