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Salvatore Quasimodo e il Teatro Greco

Nel 1948 Salvatore Quasimodo divenne titolare della rubrica di critica drammatica del settimanale “Omnibus”. Proprio in quell’anno, spinto dalla curiosità di ascoltare la traduzione di Manara Valgimigli della trilogia eschilea, decise di affrontare un viaggio non facile nell’Italia postbellica e si recò a Siracusa per assistere agli spettacoli che si svolgevano al Teatro Greco. Continua su Salvatore Quasimodo

Un linguaggio crudo ma necessario

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Edito da Meridiano zero nel 2007 Nazi Paradise di Angelo Petrella è un romanzo breve che si legge tutto d'un fiato.  Merito dell'autore e del suo talento narrativo che fa sì che il lettore possa accettare sia il linguaggio crudo e gergale, sia la violenza feroce di certe scene e lasciarsi coinvolgere dalla trama da spy story del tutto particolare.  Infatti, le spie della storia non sono i classici agenti segreti, ma hacker costretti all'azione perché ricattati da poliziotti corrotti e violenti. Un gioco sporco che mette tutti contro tutti e in cui nessun colpo è proibito. Un gioco sporco agito negli ambienti neonazisti, in quello degli sbirri doppiogiochisti, degli hacker, delle porno chat, degli antagonisti di sinistra, ma anche in quello altoborghese.  Ambienti apparentemente distanti, ma accomunati dalla mancanza di scrupoli e moralità di chi ne fa parte, pronto, all'occorrenza, a passare dall'uno all'altro con disinvoltura.  Ambienti che parlano...

Magnifica presenza

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È un film pieno di poesia Magnifica presenza di Ferzan Özpetek . Un film che è una metafora del teatro e del cinema, luoghi in cui la finzione diventa realtà, la trascende e si trasmuta in arte. Un film stupendamente interpretato da tutti gli attori e di cui si consiglia la visione a coloro che sono disposti a farsi cullare dalla poesia delle immagini e delle storie i cui confini non sono netti. Avvertenza : nel seguito della recensione si fa riferimento al finale del film. La storia incredibile della coabitazione tra Pietro (strepitosamente interpretato da Elio Germano ) e i fantasmi della Compagnia di attori diventa credibile grazie allo sguardo infantile e pieno di stupore che Germano dona al suo personaggio e che il regista cattura con continui primi piani dell’attore.  Una coabitazione che si fa presenza l’uno per gli altri: presenza magnifica (nel doppio significato di “straordinaria” e di “capace di suscitare ammirazione”) sia per Pietro e sia per i fanta...

Nostra Signora del Risorgimento

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Ieri sera, al Teatro Sociale di Bergamo, Anna Bonaiuto ha dato voce alla principessa Cristina Trivulzio Belgioioso , portando in scena La Belle Joyeuse monologo di Gianfranco Fiore (anche regista dello spettacolo). Si tratta di un testo che ripercorre l’intensa vita della principessa che, nel fiore degli anni, ancorché minata dalla sifilide (passatale dall’amato marito Emilio di Belgiojoso, assiduo frequentatore di bordelli), si dedicò con passione e ardore alla nascita del nostro Paese. Fu, infatti, agitatrice, finanziatrice, spia, capopopolo, polemista, teorica e “principessa dei diseredati”.  Ella, accanto all’unità d’Italia, sostenne, infatti, anche il progresso del popolo che, prima che unito sotto un’unica bandiera, andava sfamato di cibo e cultura (al contrario di quanto pensavano molti dei nostri eroi risorgimentali, monarchici e aristocratici). Fu donna di salotto, ma anche cospiratrice.  Fu, allo stesso modo, attenta alle esigenze dei talenti artistici e...

Un racconto di strepitosa bellezza

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La tripla vita di Michele Sparacino di Andrea Camilleri edito da Rizzoli nel 2009 è un racconto di strepitosa bellezza, tanto surreale che potrebbe, benissimo, essere una storia reale.  Un testo che potrebbe essere metaforicamente messo su uno scaffale tra un romanzo di Luigi Pirandello e un testo teatrale di Samuel Beckett (due degli scrittori più amati in assoluto da chi scrive).

Eleonora Duse

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Ritratto della Divina Eleonora Duse e del suo modo di recitare che cambiò radicalmente durante la collaborazione con Gabriele D’Annunzio : da sensuale, infatti, divenne rarefatto.  Nel testo, tra le altre cose, si prendono in considerazione anche i rapporti intercorsi tra la Duse e Arrigo Boito e tra la Divina ed Edward Gordon Craig . Il pdf del saggio è disponibile gratuitamente su Academia .  

Giorgio Strehler e il mantello delle magie

Cenerentola tra sogno e realtà

Ieri sera al Teatro Donizetti di Bergamo è andata in scena la Cenerentola che il coreografo e regista Giorgio Madia ha tratta dalla favola di Charles Parrault .  Le musiche erano di Gioacchino Rossini e, oltre a quelle tratte dall’omonima opera del compositore, si sono sentiti brani estrapolati dalle sue più celebri opere: ossia dal Guglielmo Tell , dalla Gazza ladra , dal Barbiere di Siviglia , dall’ Otello , dall’ Italiana in Algeri e da altre.  La revisione musicale era del Maestro Giuseppe Acquaviva che ha saputo creare un discorso musicale assai compatto e convincente. Lo spettacolo ha unito in un tutt’uno la danza e il teatro: i protagonisti si muovevano su passi di danza moderna, ma non tralasciavano la recitazione (affidata alla mimica e alla gestualità).  In altre parole, la Cenerentola , oltre e, forse più, che danzata è stata rappresentata. All’aprirsi del sipario il pubblico ha assistito a uno spettacolo di ombre con il quale si è raccon...

Sieni è lo spettacolo

Buio e Luce; Silenzio e Musica; Corpo e Spazio possono sembrare, e a volte sono, antitetici, ma su tali antitesi il coreografo e danzatore Virgilio Sieni costruisce Solo Goldberg Improvisation presentato ieri al pubblico bergamasco riunitosi al Teatro Sociale. Il palcoscenico è immerso nel buio e sono rischiarate dalla luce solo la zona in cui è posizionato il pianoforte di Riccardo Cecchetti e quella in cui agisce il danzatore. Sarebbe meglio dire, però, che Sieni con la luce ci gioca: ne fa una partner del suo danzare, del suo improvvisare. La usa per illuminare appieno i suoi gesti esatti o solo parte del suo corpo. Il silenzio è alla base dell’agire di Sieni, un danzatore che, quando si muove, sembra non fare rumore, quasi non toccasse il palcoscenico. Unico suono nettamente percepibile dallo spettatore è quello prodotto dal suo respiro, a volte affannoso. Nel silenzio Sieni inizia la sua coreografia che si sviluppa, poi, nella musica. Il corpo di Sieni è al centro dell’at...

Luchino Visconti e il cinema melodrammatico

Il raggiro è una messinscena

Ieri sera, al Teatro Donizetti di Bergamo, la Mandragola di Niccolò Machiavelli ha aperto la rassegna di prosa “Altri percorsi”.  A portarla in scena Ugo Chiti , anche autore della riduzione drammaturgica del testo e della scenografia. Il drammaturgo e regista ha ideato un impianto scenico semplice, ma dal segno forte: al centro della pedana principale ha posto un’altra pedana, visibilmente inclinata.  Al fondo di tale seconda pedana, un’apertura.  La seconda pedana è un palcoscenico e, a differenza della prima, non finge di non esserlo.  Il tutto immerso in una atemporalità accentuata dai costumi, difficilmente identificabili come rinascimentali. Il sipario si apre su un Prologo/Cantastorie che, seduto al centro del palcoscenico inclinato e battendo il palco con un bastone, anima i vari personaggi.  Si tratta di una sorta di burattinaio che dà vita alla scena. Di conseguenza, in base a tale lettura, tutto ciò che viene visto dal pubblico è una ...

Da Goldoni ad Harold Lloyd

La Cecchina ossia La buona figliola di Carlo Goldoni e Niccolò Piccinni è “un’opera giocosa” che sente il peso degli anni.  Tratto dalla Pamela di Samuel Richardson (romanzo del 1740), l’opera fu musicata da Piccinni su libretto dell’autore veneziano nel 1760. A teatro, però, il romanzo di Richardson era già stato portato dallo stesso Goldoni dieci anni prima con La Pamela , una delle sedici commedie nuove che nel 1750 il commediografo si era impegnato a fornire al suo impresario Girolamo Medebach. Dal romanzo al libretto la critica sociale insita nel testo venne via via scemando, tanto che nell’opera dei due italiani, Pamela, umile cameriera, scompare e diventa Cecchina, giardiniera che si scoprirà baronessa.  Dunque, il matrimonio finale tra il nobile padrone e l’umile cameriera, nel libretto, diventa un matrimonio tra pari... Si diceva che l’opera risente del passare degli anni: forse proprio perché lontan a dall’analisi e dalla critica sociale ben presen...

Forme Immagini Versi

Intervista al pittore Marco Greppi , allo scultore Vittorio Corbetta e al poeta Eros Iezzi .

Il poeta e il politico

Il poeta e il politico è il discorso che Salvatore Quasimodo pronunciò a Stoccolma durante la cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Letteratura. Si tratta di un testo ancora di stringente attualità, nonostante risalga al 1959. Continua su Salvatore Quasimodo

Luca Grandelis tra parola detta e parola scritta

Finzioni a corte

La Maria di Rohan di Salvadore Cammarano e Gaetano Donizetti è opera dalla musica piacevole, ma poco conosciuta. La storia è ambientata nella Francia del cardinale Richelieu e mette al centro la figura di Maria, contessa di Rohan, moglie - dalla dubbia fedeltà - del duca Enrico di Chevreuse.  Nello specifico, il testo narra del triangolo, dall’esito tragico, che vide come protagonisti di una storia di amicizia e corna gli stessi Maria ed Enrico e, con loro, Riccardo, conte di Chalais.  Il finale, si è detto, è tragico, ma, a differenza di altre opere donizettiane, Maria non impazzisce. Dopo una prolungata assenza, Maria di Rohan è tornata sui palcoscenici del Teatro Donizetti di Bergamo con un’edizione non del tutto felice, a causa, soprattutto, di un cast canoro che ha fatto storcere il naso (non a torto) a più di uno spettatore presente in sala. A salvare e rendere piacevole la serata la regia di Roberto Recchia che ha saputo far recitare i cantanti e ha ambientato...

Trionfa la Gemma di Donizetti

Non sempre le opere cadute in disuso lo sono ingiustamente, anche se scritte da grandi compositori.  Anzi, forse proprio il fatto che sono opere di grandi, dovrebbe mettere in allarme: se il pubblico le ha dimenticate, forse, una ragione valida c’è. Pare il caso, ad esempio, della Gemma di Vergy di Gaetano Donizetti su libretto di Emanuele Bidera .  Si tratta di un’opera scarsamente frequentata negli ultimi anni e la ragione potrebbe stare nel fatto che, francamente, essa è assai lontana dai capolavori donizettiani. Anche musicalmente pare essere un’opera un po’ incongrua, in quanto a parti testuali dal contenuto assai tragico, a volte vengono associati ritmi da marcetta. Non sempre, però, riesumare le opere cadute in disuso è un’operazione controproducente o dai risultati negativi.  È il caso della Gemma di Vergy proposta ieri sera al Teatro Donizetti dal Maestro Roberto Rizzi Brignoli . Si è trattato, infatti, di un vero trionfo. Merito, sicuramente...

Moretti baciato dalla Grazia

Nanni Moretti ha all’attivo film come Bianca (1984); Caro Diario (1993); La stanza del figlio (2001) e Il caimano (2006) che, da soli, farebbero vanto a qualsiasi regista. A tale già nutrita schiera si aggiunge ora Habemus papam . Avvertenza: nelle righe che seguono si fa riferimento al finale del film. Sono un morettiano convinto.  Considero, infatti, Nanni Moretti uno dei registi viventi più bravi del mondo.  Mi piace Moretti anche come attore di film non suoi, come, ad esempio, Il portaborse o Caos calmo . Fino ad ora consideravo La stanza del figlio il suo capolavoro. Oggi sono pronto a dire che con Habemus papam Moretti dimostra di essere stato baciato dalla Grazia. In Habemus papam Moretti utilizza il linguaggio lieve della commedia per sottoporre a critica feroce non solo la Chiesa cattolica, ma anche molta società italiana.  Una critica che, seppur feroce, ha la grazia di non apparire come tale... Ma tento di mostrare dove c’è cr...

Egoisti in cerca di affetto

È un susseguirsi di scene brevi La malattia della famiglia M. di Fausto Paravidino (anche regista e interprete) nelle quali i personaggi sono impegnati in dialoghi pieni di significato che, al contempo, fanno progredire la vicenda verso la “catastrofe” e aiutano a delineare meglio il carattere del personaggio che li pronuncia. Un testo, dunque, in cui il dialogo (veloce e non esente da battute ironiche, quasi aspre) è tutto, tanto che i luoghi in cui i personaggi si parlano sono definiti da una panchina (che funge anche da studio del medico) e dal tavolo dalla cucina di casa M., ovvero luoghi in cui si sta seduti e, appunto, si parla. Non è un caso, quindi, che l’unica scena in cui l’azione ha il sopravvento (quella della scazzottata tra Fabrizio e Fulvio) sia, non solo raccontata in flashback, ma anche agita dagli attori al rallentatore (dunque in qualche modo visivamente isolata dal resto). Resta il fatto che, anche in questa “scena d’azione”, ciò che emerge...

Gadda borderline come Amleto

L’ingegner Gadda va alla guerra da un’idea di Fabrizio Gifuni è un testo che alterna vari scritti di Carlo Emilio Gadda con l’Amleto di William Shakespeare .  In particolare, dell’autore milanese si tengono presenti come guida e filo conduttore della narrazione i suoi privati Diari di guerra e di prigionia nei quali descrive la logorante vita di trincea e l’avvilente prigionia in mano al nemico. Il ritratto che, in tal modo, emerge è quello di un giovane Gadda costantemente ai limiti della follia, un borderline che ha seri e preoccupanti momenti di sconforto, alternati con altrettanti lucidi stati di raziocinio, durante i quali analizza nel dettaglio la pessima situazione in cui versano i soldati italiani al fronte. Durante i momenti di “follia” Gadda sembra assomigliare ad Amleto: come il personaggio di Shakespeare vive sul confine tra pazzia e lucidità (e non si sa con quanta coscienza) e come lui ha una questione irrisolta con la madre.  È proprio la...