La chimera fa faville all'Auditorium di Bergamo


Un lungo e caloroso applauso scoppia al termine del monologo tratto dal romanzo di Sebastiano Vassalli La chimera che Lucilla Giagnoni (anche autrice della riduzione teatrale) ha portato all'Auditorium di Piazza della Libertà il 4 e il 5 febbraio scorsi. 
Un applauso convinto e liberatorio: la tensione che crea il racconto del processo contro Antonia da Zardino, infatti, non è mai stata scaricata dal pubblico con l’applauso durante il monologo, forse per la paura di distrarre l'attrice dal suo compito. 

Un compito certo non facile quello della Giagnoni che ha voluto, da sola, rendere in scena la complessità del romanzo di Vassalli, concentrandosi sul personaggio di Antonia a scapito di molti caratteri minori che costituiscono il romanzo corale di Vassalli. 

Nessuna divagazione storico-sociale nel testo della Giagnoni, ma la vita di Antonia dalla nascita alla morte sul rogo, recitata dando voce ai personaggi principali, sia donne, sia uomini. 
Qualche inciampo di carattere mnemonico l'attrice l'ha avuto, ma la durata del monologo e la difficoltà del testo (rispettoso del romanzo di Vassalli), giustificano abbondantemente qualche "papera". 

Belle le luci di Lucio Diana che vanno dal bianco al rosso ed esplodono nell'abbaglio finale della festa conseguente al rogo della strega Antonia. 

Intelligente la regia di Paola Rota che aiuta la recitazione della Giagnoni sottolineando certi passaggi con la musica e fornendo all'attrice un costume-tunica, da un verso di colore bianco e dall'altro rosso (i due colori dello spettacolo: candore e rogo), che, all'occorrenza, diventa anche gonna e può anche alludere al corpo di Antonia dilaniato dalla tortura.

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