La danzatrice e lo scrittore

Il Novecento annovera almeno tre famose storie d’amore tra una danzatrice e uno scrittore: quella tra Isadora Duncan e Sergej Esenin; quella tra Maria Cumani e Salvatore Quasimodo (leggi Fuori non ci sono che ombre, e cadono) e quella tra Lucette Destouches e Luis-Ferdinand Céline.
Di quest’ultima, la casa editrice Lantana ha pubblicato in Italia le memorie raccolte da Véronique Robert ed edite con il titolo Céline segreto.
In qualche modo, è la stessa Lucette a dare una possibile spiegazione al perché due personalità artistiche all’apparenza così distanti come potrebbero essere uno scrittore e una danzatrice possano riconoscersi e amarsi: pur non razionalizzando e pur non usando i termini che si usano qui, la danzatrice, infatti, ricorda il continuo lavorio di Céline sulla parola, così simile al continuo lavorio della danzatrice sul proprio corpo; ricorda come per lo scrittore l’emozione fosse tutto e come lo è per una danzatrice che, attraverso la forma, cerca l’emozione; come per certi scrittori/poeti la parola sia immagine, esattamente come per molti danzatori lo è il movimento.
Due artisti che, quindi, non sono così distanti, nella loro arte, come potrebbe credersi e non è un caso che Lucette accosti la prosa del marito al jazz: lei che fu danzatrice (come la Duncan; come la Cumani) distante dalla danza classica, fautrice di uno stile libero e personale.
Ciò detto, va specificato che le memorie della Destouches (che si firma con il vero cognome del marito, essendo Céline uno pseudonimo) rivelano una insospettata freschezza, edite, come sono, alla soglia dei cento anni. Un libro di facile ed emotiva lettura.
In esso la danzatrice racconta con franchezza il marito. Un uomo strano, schivo, aggressivo, perseguitato e persecutore. Alla continua ricerca della parola esatta, ma capace di mentire a chi cercava di carpirne i segreti dell’anima. Un uomo che tradiva la moglie di continuo e si eccitava raccontandole le proprie avventure; eccitazione che sbolliva nella scrittura. «[...] un essere disperato, di un pessimismo totale che nello stesso tempo ci dava una forza incredibile».
Non nasconde e non giustifica, Lucette, anche se tiene a specificare che, contrariamente a quanto detto e scritto su Céline, egli, al tempo dell’occupazione tedesca, non fu un collaborazionista: «non era al soldo di nessuno, intransigente con tutti, incapace di patteggiare con chicchessia, sempre solo contro tutti».
Una solitudine che costò cara a lui e alla consorte.
Un libro, Céline segreto, che vale una lettura anche da parte di coloro che non hanno mai letto nulla dello scrittore francese.

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