La difesa della propria identità contro la tentazione del potere


Una partitura per voce e orchestra, questo è Ombre che Marco Baliani ha tratto dal racconto La storia meravigliosa di Peter Schlemihl di Adalbert von Chamisso

L'orchestra, è vero, non c'è. 
Ci sono le percussioni di Maurizio Rizzato, la voce suggestiva di Renata Mezenov Sa e la strumentazione elettronica di Mirto Baliani
Il risultato dell'amalgama di questi tre elementi è un sottofondo a metà strada tra il rumore di scena e la colonna sonora di un film orientale, fatta di una musica che conosciamo a livello inconscio e che all'inconscio si rivolge. 
Forse è la presenza tangibile delle percussioni, come di rito atavico, come di elemento della natura che fa quasi parte del nostro bagaglio genetico. 
E così, quando il diavolo vestito di grigio si presenta per la prima volta al protagonista, non ci sembra una stravaganza il fatto che, a livello sonoro, la sua presenza venga "creata" sia con il percuotere uno strumento immerso nell'acqua, sia con la distorsione del suono della voce di Marco Baliani. 
E se il secondo effetto ci è più noto, perché usuale, il primo arriva dritto dritto al subconscio che lo riconosce come "giusto". 

Ecco, il diavolo è lì e chiede qualcosa a Schlemihl: gli chiede di barattare la sua ombra con una borsa da cui poter estrarre tutte le ricchezze che si desiderano. 
E Schlemihl che vuole uscire dalla povertà, accetta: tanto cosa mai potrà essere un'ombra! 
Ma il malcapitato ha fatto "il conto senza l'oste": appena torna nel mondo dei vivi, si accorge, con paura, di essere segnato a vista proprio perché non fa ombra. 
Una "diversità", questa, che Schlemihl tenta di nascondere vivendo di notte e facendosi volere bene dagli altri a suon di quattrini. 
Ma, quando è Schlemihl a innamorarsi di una fanciulla, allora le cose cambiano: vuole tornare a essere una persona "integra", fatta di corpo e ombra. 
L'unico modo per tornare proprietario della propria ombra è quello di barattarla con l'anima. 
Schemihl di fronte a questa opzione, rifiuta lo scambio: la sua innamorata lo ama proprio per quell'anima che dovrebbe lasciare nelle mani del diavolo. 
No, non si può.

Il racconto di von Chamisso prosegue con altre avventure, non così quello di Marco Baliani che termina qui. 


Un unico commento sul modo di raccontare di Baliani, sempre seduto su uno sgabello, e costantemente accompagnato dalla musica: strepitoso. 
Usando le sue capacità espressive, la sua estensione vocale, la sua gestualità trattenuta, Baliani dà realtà viva a ciò che narra ed inchioda il numeroso pubblico giovanile del Donizetti alle proprie poltrone. 

Ovazione finale al termine dello spettacolo.

Pubblicato in «Il Nuovo Giornale di Bergamo», 20 febbraio 2002.

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