Un Don Giovanni tutto italiano

Il mito di Don Giovanni ha radici antiche e stratificate. 
Una prima sistemazione letteraria del mito si deve allo spagnolo Tirso de Molina che nel 1630 presentò El burlador de Sevilla
Seguirono una serie di spettacoli che si rifecero al testo dello spagnolo. 
La Commedia dell’Arte italiana – con i suoi canovacci e gli spettacoli all’Improvvisa – contribuì a diffondere il mito in tutta Europa. 
Ad essa molto deve Molière autore di un Le festin de Pierre, pièce nella quale Don Juan si accompagna a Sganarello (che sostituisce l’Arlecchino dei Don Giovanni della Commedia italiana). 
Nel 1669 il mito fece la sua comparsa sulle scene del teatro musicale con L’empio punito di Pippo Acciaiuoli e Alessandro Melani. 
Seguirono molti altri spettacoli, fino a quel 29 ottobre del 1787 quando, a Praga, Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadeus Mozart presentarono il loro Il Dissoluto punito o Don Giovanni

Non tutti sanno, però, che in quello stesso 1787, ma a febbraio, aveva visto la luce a Venezia il Don Giovanni o sia Il Convitato di pietra di Giovanni Bertati e Giuseppe Gazzaniga, una “rappresentazione giocosa”, “un capriccio” cui Da Ponte e Mozart, sicuramente, devono molto.
Lo spettacolo di Bertati e Gazzaniga aveva la forma del teatro nel teatro: nel primo atto (oggi perduto) un impresario teatrale informava i propri scritturati che il pubblico non aveva gradito gli spettacoli realizzati e andava, quindi, presentata una novità per quella “piazza”, ossia il Don Giovanni
Nel secondo atto, veniva, dunque, realizzato il Don Giovanni
Bertati e Gazzaniga, nel dover comprimere il mito di Don Giovanni in un unico atto, si rifecero sia a Tirso sia a Molière creando una vicenda scenica serrata alla quale devono molto Da Ponte e Mozart (sia dal punto di vista del libretto, sia da quella della partitura musicale). 

Ieri sera, al Teatro Donizetti di Bergamo, è andata in scena l’edizione che Bertati e Gazzaniga adattarono per il pubblico bergamasco (con tanto di brindisi alle donne bergamasche «Che son piene di talento | Di bellezza, e d’onestà») presentata dai due autori nella primavera del 1788. 
Il prologo dello spettacolo di ieri è stato scritto per l’occasione del regista Alessio Pizzech e viene recitato (non cantato) dai cantanti nella platea del Teatro Donizetti illuminata a giorno, mentre l’orchestra accorda gli strumenti. 
Quando entra il direttore d’orchestra, il maestro Pierangelo Pelucchi, le luci si spengono e prende il via il Don Giovanni

Si tratta di un’opera davvero godibile, assolutamente settecentesca nei ritmi e nei timbri, ben eseguita dall’orchestra e ottimamente interpretata dal cast artistico. 
E, a tal proposito, va detto come gli interpreti del Don Giovanni presentato al Teatro Donizetti, ancorché giovani, dimostrano una sicurezza e una padronanza scenica notevole, sia come cantanti, sia come attori: oltre che a cantare la loro parte, l’hanno davvero recitata. 
Nel ruolo del titolo c’era Roberto Iuliano; in quello del suo servo Pasquariello (e in quello dell’impresario del Prologo) un bravissimo e disinvolto Maurizio Leoni e Donna Elvira era un’altrettanto brava Linda Campanella
Al loro fianco c’erano Cristina Mantese (Donna Anna), Paola Valentina Molinari (Maturina), Giorgio Trucco (Ottavio) e Alberto Rota (il Commendatore). 

La regia ha puntato sul dinamismo scenico, chiedendo agli interpreti di occupare tutto lo spazio a disposizione. 
Sempre per dare dinamismo e ritmo, il regista ha videopriettato alcune immagini e ha usato (in modo un po’ improprio) dei sipari trasparenti che – spesso – dividevano il pubblico dalla scena.

Al calar del sipario il pubblico presente alla prima ha omaggiato gli interpreti con un lungo, caloroso e meritato applauso.

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