Il Caravaggio di Manara


Milo Manara ha ricostruito la vicenda biografica di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio in due albi distinti.

Nel primo, Caravaggio. La tavolozza e la spada viene raccontata l’ascesa artistica di Caravaggio a Roma tra il 1592 e il 1606, anno della fuga in seguito all’omicidio (durante un duello) di Ranuccio Tomassoni.

Nel secondo, Caravaggio. La grazia, invece, Manara ripercorre le tappe della fuga del pittore da Roma nel 1606 (inseguito da una condanna capitale), prima verso Napoli, poi in direzione di Malta e da qui verso Siracusa, per approdare nuovamente a Napoli, da cui parte alla volta di Roma (dove spera ricevere la grazia) per morire su una spiaggia di Porto Ercole nel 1610.

Due graphic novel avvincenti che seguono abbastanza fedelmente la biografia di Caravaggio (così come ricostruita dagli studiosi contemporanei), e nelle quali Manara si prende poche licenze artistiche (come, ad esempio, l’invenzione del personaggio di Ipazia nel secondo albo).

Due albi che mettono in luce il carattere “difficile” dal grande artista: nel primo Manara si concentra sul Caravaggio pittore-spadaccino sempre pronto a far baruffe e incline alla vita godereccia; mentre nel secondo albo, Manara disegna un Caravaggio tormentato, in cerca di una grazia che, forse, non è solo di tipo giudiziaria.

La narrazione è lineare e Manara sembra non voler distogliere l’attenzione del lettore dalla parabola caravaggesca che va dal trionfo nell’arte al bando per omicidio e alla morte da fuggiasco.

Ecco, allora, che Manara evita di fare accenno ad alcune ipotesi investigative portate avanti, negli ultimi anni, dagli studiosi e di grande fascino, come quella che vorrebbe la contessa Colonna essere la madre naturale di Michelangelo Merisi e non solo una “semplice” protettrice.

Analogamente, Manara si astiene anche da qualsiasi allusione alla bisessualità di Caravaggio e, così, Mario Minniti (con ogni probabilità amante del pittore) viene presentato solo come amico e modello; e del giovanissimo Cecco (Francesco Boneri) non viene mai fatto il nome. 
Una scelta poco comprensibile, trattandosi di Manara, ossia di un maestro dell’erotismo.

Ad ogni modo, si ripete, i due albi sono assai ben fatti: avvincenti nella narrazione e disegnati in modo impeccabile, tenendo ben presenti non solo i capolavori di Caravaggio (che influenzano anche il colore delle tavole di Manara, tendenti ai bruni), ma anche quelli di altri artisti, come, ad esempio, il Piranesi (riconoscibile nell’architettura delle prigioni romane).

Due albi di cui si consiglia vivamente la lettura.

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