Il coraggio di esserci


Green Book di Peter Farrelly con Viggo Mortensen e Mahershala Ali è un gran bel film che parla di razzismo, stereotipi, diritti civili e amicizia.

La pellicola racconta i due mesi di tournée nel profondo Sud degli Stati Uniti degli anni Sessanta del pianista e compositore Don Shirley che, temendo di subire ritorsioni da parte dei razzisti del luogo (essendo lui un uomo di colore), ingaggiò come autista (facente funzione di guardaspalle) l’italo-americano Frank Vallelonga (padre di uno degli sceneggiatori del film).

Durante il viaggio tra uno Stato e l’altro del profondo Sud degli U.S.A. i due uomini - benissimo interpretati da Mortensen (nel ruolo dell’italo-americano) e Ali (in quello del pianista) - imparano a conoscersi e tra loro nasce un’amicizia sincera in grado di durare negli anni.

Raccontando la loro storia, il film, tra le altre cose, mostra allo spettatore in modo plastico la differenza che passa tra lo stereotipo e il razzismo.
Il primo è un’opinione frutto di pregiudizio che, ad esempio, vuole che gli italiani siano tutti gran consumatori di pizza e suonatori di mandolino.
Il secondo, invece, regolamenta per legge delle discriminazioni nei confronti di coloro che ne sono vittime.
E così, se l’autista italo-americano mangia la pizza (se ne ha desiderio) oltre a tutti gli altri cibi di cui ha voglia, consumandoli nei locali che preferisce; al pianista afro-americano viene, invece, impedito di sedersi al tavolo nei ristoranti in cui vengono serviti solo clienti bianchi. 
A lui sono destinati i locali segnalati nel Green Book e solo quelli.
A lui è impedita la libera circolazione per il solo fatto di essere un uomo di colore.

Ovviamente a Don Shirley le discriminazioni erano ben note e, come detto nel film, egli avrebbe potuto benissimo evitare di fare una tournée negli Stati più razzisti degli Stati Uniti.
Scelse, invece, di andarci nella convinzione che la sua sola presenza su dei palchi di solito riservati a musicisti bianchi potesse, col tempo, generare un cambiamento positivo.
Una presenza, la sua, figlia di un grande coraggio: quello di mettere il proprio corpo in pericolo, ma al servizio dei diritti civili e del progresso.

Un film, dunque, da vedere non solo per le ottime prove di attori dei due interpreti protagonisti, ma anche per come vengono mostrati la differenza tra stereotipo e razzismo e la lotta a favore dei diritti civili.

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