Nevica sulle rovine


Il Bergamo Musica Festival si apre con la Lucia di Lammermoor di Salvatore Cammarano e Gaetano Donizetti, diretta dal Maestro Roberto Tolomelli, per la regia di Francesco Bellotto.

Ad aprir di sipario, colpisce la scena di Angelo Sala: rovine di antico palazzo. Su tali rovine cade copiosa la neve e le rovine stesse sono coperte da un manto nevoso.
La situazione è cristallizzata. Raggelata.
La guerra ha causato rovina e il gelo ha immobilizzato tutto e tutti. L’unica cosa che, davvero, si muove sul palcoscenico è… la scena che ruota su se stessa, mostrando sempre e solo rovine. Da scorci differenti, ma rovine innevate. 

Il simbolismo è chiaro. Palese. La storia gira su se stessa ed è sempre uguale. Troppo simile a tante altre: in un paese dominato da maschi guerrieri, non c’è posto per l’amore romantico. Non è previsto. L’amore è sostituito dal matrimonio e il matrimonio, si sa, serve a stringere alleanze tra uomini per mezzo dello scambio delle donne.
Lucia è fuori posto con la sua pretesa di poter vivere serenamente l’amore. L’amore, poi, per un uomo che è nemico giurato di suo fratello! Decisamente, Lucia è pazza; e lo dimostra, poi, il fatto che vede i fantasmi! 
Non stupisce, quindi, che, negatale la possibilità di vivere il suo amore romantico, ella dia libero sfogo alla sua follia, uccidendo lo sposo che le è stato imposto e vaneggiando di avere accanto l’uomo che ama.

Lo si è detto: tutto è cristallizzato. Tutto gira attorno a se stesso. E a Lucia – ottima l’intuizione di Bellotto – non resta che prendere visivamente il posto della statua di donna posta affianco della fonte (ghiacciata) dove si è suicidata la donna di cui Lucia ha visto il fantasma. Lucia, semplicemente, potrebbe aver visto un’altra se stessa…

Nel suo girare attorno a se stessa, poi, la storia presenta al pubblico dati che, visivamente, appaiono incongrui, come il duello alla rivoltella. Girando su se stessa, la vicenda ha raccolto, qui e là, gocce di epoche differenti.

A dar corpo e voce a Lucia ci ha pensato Bianca Tognocchi. Bravissima sia dal punto di vista vocale, sia da quello della recitazione.
Al suo fianco, di pari livello, la voce calda, rotonda di Christian Senn che vestiva i panni di Enrico Ashton, fratello di Lucia.
Bravo, anche se con qualche tono un po’ grezzo nella voce, pure Raffaele Abete nel ruolo di Edgardo, l’uomo che Lucia ama.
Spettacolo convincente che ha meritato il caloroso applauso del pubblico al calar della tela.

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