Il corsaro Figaro

Nelle mani del regista Francesco Torrigiani Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini diventa una storia di pirati: Rosina, infatti, è tenuta prigioniera in una rocca e Figaro – bandana in testa, attrezzatura custodita in un forziere, tovaglia per la barba con tanto di teschio – è l’immagine del corsaro. 
I personaggi, poi, si muovono su barchini a vela cavalcando le onde del fiume Guadalquivir (sulle rive del quale Siviglia è costruita). 
Una trovata registica che, forse, avrebbe trovato maggiore consenso nel pubblico se solo il cast dei cantanti fosse stato un po’ più “in voce”.

Infatti, a parte le eccezioni di Damiano Salerno (nel ruolo di Figaro) ed Enrico Giuseppe Iori (Basilio), i cantanti sono sembrati generalmente più attenti al gioco attorale, piuttosto che vocalmente all’altezza di un’opera come Il barbiere di Siviglia, assai nota e amata dal pubblico.

Un “assalto” al Barbiere che, ieri, è stato salutato dal pubblico del Teatro Donizetti di Bergamo un po’ freddamente e con qualche dissenso diretto verso Mario Alves che – decisamente “sotto voce” – aveva vestito i panni del conte d’Almaviva.

Da notare, infine, che, “misteriosamente”, il direttore d’orchestra Elio Boncompagni non si è affacciato alla ribalta per salutare e ringraziare il pubblico.

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