Inventato di sana pianta


Inventato di sana pianta di Hermann Broch è stato scritto nel 1934 ed è di un'attualità sconcertante. 
Infatti mette in scena gli affari poco puliti di banchieri e faccendieri senza troppi scrupoli. 
Persone molto più legate ai soldi che alla vita, tanto da decidere di suicidarsi quando i loro affari economici vanno a rotoli. 

Addirittura nel primo tempo (quasi a inizio di spettacolo) Luca Ronconi inscena il contemporaneo tentativo di suicidio di 4 personaggi che, ognuno all'insaputa dell'altro, tenta, appunto, di togliersi la vita. 
La simultaneità delle azioni è la cifra stilistica dello spettacolo ed è realizzata grazie a un palcoscenico a due piani, il cui secondo è diviso in tre camere da letto (l'azione si svolge in un hotel). 

La bella scena realizzata da Marco Rossi ed esaltata dalle luci di Gerardo Modica è in grado di variare gli spazi, mettendo al centro dell'attenzione dello spettatore lo spazio nel quale si sta svolgendo l'azione più importante in un determinato momento. 
In tal modo, ad esempio, una stanza si allarga mostrando al pubblico il suo contenuto e, contemporaneamente, un'altra stanza si stringe fino a scomparire alla vista degli spettatori. 
Un procedimento che, in qualche modo, può ricordare la zoomata cinematografica e televisiva su un dettaglio determinato.

Gli attori, abilmente vestiti da Jaques Reynaud, sono stati tutti assai bravi, e di loro si ricorderà il barone truffatore e geniale di Massimo Popolizio; il banchiere ai limiti della legalità e sul lastrico di Massimo De Francovich; l'ereditiera annoiata e in cerca d'amore di Pia Lanciotti e la baronessa svagata di Anna Bonaiuto.

Lo spettacolo, algido e ineccepibile, non pare avere pienamente convinto gli spettatori presenti ieri al Teatro Donizetti di Bergamo che hanno applaudito con poca convinzione gli attori al calar del sipario.

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