La presa di coscienza | Il Delitto Karamazov



Al Teatro Out Off di Milano fino al 12 febbraio è in scena Il Delitto Karamazov, riduzione per le scene (assai ben riuscita) di Fausto Malcovati del romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij.

La bella regia dello spettacolo è di Lorenzo Loris che affida a un cast di attori tutti “in parte” il compito di fare emergere quello che è il messaggio forte della pièce: la presa di coscienza del potere manipolatorio della parola.


Ecco, allora, che allo spettatore viene mostrato il processo che porta Ivan a rendersi conto di come le proprie parole “libertine” (nel significato che durante l'Illuminismo si dava al termine, ossia di emancipazione dalla dottrina cristiana) abbiano - inconsapevolmente (?) - spinto il fratellastro-servo Smerdjakov a commettere il parricidio di cui è accusato ingiustamente il fratello Dmitrij.

A nulla valgono per Ivan le rassicurazioni del fratello-religioso Alëša che insiste non solo sull’innocenza di Dmitrij, ma anche sulla non-responsabilità di Ivan stesso riguardo al delitto.


E il processo che porta alla presa di coscienza da parte di Ivan è esplicitato e si realizza proprio mentre si svolge il processo per omicidio in cui è imputato Dmitrij, durante il quale Ivan, Alëša, Smerdjakov e un altro servo di casa Karamazov vengono interrogati dal Giudice istruttore (a cui, dalla platea, dà voce Fausto Malcovati)… 


Uno spettacolo, dunque, tutto di parola, in cui gli attori si muovono in una scena (non delimitata da una “quarta parete”) in cui gli elementi da “parlatorio” la fanno da padrone: panche, pedane e “studioli” tutti assolutamente “spartani”.


A dare corpo ai vari personaggi gli assai bravi Antonio Gargiulo e Mario Sala rispettivamente nei ruoli principali di Ivan e Smerdjakov; affiancati dai convincenti Matteo Vitanza (Alëša) e Giuseppe Gambazza (un servo).


Spettacolo da non mancare.

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