Tiresia sono


Andrea Camilleri ha esordito con Conversazione su Tiresia al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018.

Un monologo pieno di lieve ironia che è una lectio magistralis sulla figura di Tiresia e di come, nel corso dei secoli, essa sia stata trattata dai maggiori esponenti della cultura occidentale.


C’è stato chi ha visto nel veggente cieco che da uomo diventa donna e poi di nuovo uomo una figura emblematica e positiva e chi, invece, ne ha fatto un personaggio tutto sommato negativo: un truffatore avido di soldi e dedito, fin dalla più tenera età, a piaceri indicibili.


Nell’assumere l’identità di Tiresia, Camilleri si schiera apertamente dalla parte di Tiresia e bolla come fandonie le ricostruzioni di quanti, invece, hanno descritto le azioni e le intenzioni di Tiresia in modo negativo.

Una presa di posizione che - come detto - è un’assunzione di identità: Camilleri si presenta al pubblico come fosse Tiresia.

«Chiamatemi Tiresia [...] Oppure Tiresia sono [...]» esordisce il Maestro e non potrebbe essere più esplicito, non solo richiamando il «Chiamatemi Ismaele» di Melville; ma anche e soprattutto il «Montalbano sono» di Camilleri stesso!


Ecco, allora, l’identificazione con il personaggio Tiresia da parte di un vecchio ormai cieco, ma non sconfitto.

Un uomo che ha ancora tanto da dire, da “svelare”.

E, qui e là, Camilleri-uomo si affaccia e introduce nel racconto dettagli della propria personale biografia, senza, però, mai distanziarsi dal suo personaggio, dal Tiresia-Camilleri o, forse si dovrebbe dire, dal Camilleri-Tiresia.


E, quando, sul finire della narrazione, Camilleri pronuncia la battuta «Ora devo andare», essa diventa un commiato struggente: quello del grande Maestro che saluta la vita, prima ancora che gli spettatori.

E a poco serve l’augurio formulato subito dopo di rivedersi nello stesso posto, trascorsi cento anni.


Un testo di cui si consiglia la lettura.


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