Il ribollire di Andrew Rocchi
Un filo rosso unisce le poesie della raccolta Murmure di Andrew Rocchi edita da Lulu con lo pseudonimo di A. J. Enlightened.
A prima vista esso potrebbe sembrare la ricerca, da parte della voce poetica, dell’oscurità e il suo rivolgersi alla Luna. Ma sembra di poter affermare che, tale ricerca e tale dialogo, sono solo delle conseguenze.
Infatti, ciò che sembra essere sempre presente - come un basso continuo - nella produzione di Rocchi è un ribollente senso di inadeguatezza; di sottovalutazione (“sono cenere di un sigaro”); e di rifiuto di una parte di sé.
Parte che il Poeta sembra negare; costringere in una zona segreta e inacessibile, ma che riesce a tornare alla luce, magari durante incubi notturni o inaspettati risvegli della coscienza e sussulti del corpo.
Ecco, allora, che, qua e là, emergono versi rivelatori che parlano del “bollore di un segreto” o di un “forziere | insabbiato” il cui lucchetto è rotto da un “urlo | graffiato”.
E, in modo ancora più esplicito, Rocchi ammette che “Ribolle | e si dimena | la rabbia chiusa | dentro i nervi delle mani”.
Un tormento che dà sì “rabbia”, ma che, forse, più di sovente porta il Poeta ad agire su se stesso con severa disciplina, quasi a volere rimettersi in riga: “Mi sono catturato, | processato, | condannato e punito”.
Un tormento continuo (“Attorciglio interminabili | nastri di spine”) cui sembra potersi sottrarre solo con la fuga e l’immersione nella notte rischiarata dalla Luna (“Scappo | a perdifiato dalla mia ombra | per ascoltare | il canto statico della luna”).
Ma, si diceva che - a intervalli, pare, frequenti - ciò che il Poeta tenta di arginare nel segreto dell’anima, torni prepotente alla coscienza vigile.
E ciò avviene attraverso la sincerità del corpo; “Un corpo di indecisioni, | trasgressioni e disillusioni”. Un corpo che accoglie l’altro e lo custodisce, lo cura, forse anche al di là della volontà.
Inaspettatamente,
adesso che
ci ho rinunciato,
proprio ora
che mi sono dato vinto
il suo cuore mi pulsa dentro:
una gemma brillante,
un sonaglio
in preda a tutta la sua frenesia.
Ed è all'Amore che il Poeta sembra affidare la speranza in una completa, salvifica, esaltante accettazione di sé.
E poi morirò,
fiducioso, innamorato,
sbriciolandomi nella luce
che m’irradierà come un dio.
Un canto, quello di Rocchi, che merita ascolto.
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