Gadda uomo e scrittore
Ieri sera, in un poco affollato Teatro Sociale, Paolo Bessegato ha presentato al pubblico bergamasco il suo Incendio di via Keplero.
Si tratta di uno spettacolo composito: nella prima parte Bessegato, con l’aiuto di due voci fuori scena (la prima maschile e la seconda femminile), racconta il Gadda privato: un uomo schivo e timidissimo che, lasciato il lavoro di ingegnere, si dedicò alla scrittura con lo spirito di un monaco di clausura.
Scriveva e riscriveva indefessamente, anche per anni, prima di dare alle stampe i propri scritti.
La ricostruzione del Gadda uomo avviene per mezzo della presentazione al pubblico di tre scritti eterogenei: un’intervista di Alberto Cavallari, un’altra di Dacia Maraini e un ricordo di Goffredo Parise.
Ne esce il ritratto di un uomo umile, intelligente, schivo e pieno di umorismo.
Un milanese trapiantato a Roma dove non si lascia travolgere dalla Dolce Vita, ma fa una vita da travet delle lettere.
Molto il lavoro sulle “sudate carte” e pochi e innocenti i diversivi, come le fughe in macchina accanto a Parise.
Mentre ci racconta il Gadda uomo, Bessegato delimita la scena per mezzo di tre leggii e una sedia di legno (una cadrega).
Simboli di letteratura (i leggii) e di umiltà operosa (la cadrega).
La seconda parte dello spettacolo è tutta dedicata alla recitazione di un racconto che Carlo Emilio Gadda scrisse nel 1929, ispirato da un fatto di cronaca milanese: l’Incendio di via Keplero, appunto.
È questa la parte dello spettacolo in cui Bessegato eccelle, riuscendo ottimamente a rendere il ritmo iperbolico e funambolico della scrittura gaddiana.
Un racconto, quello dell’incendio, che, in parte, richiama il Futurismo della macchina e del fuoco voluto da Marinetti e, in parte, l’Inferno dantesco.
Il tutto condito da un’ironia gaddiana e milanese al medesimo tempo.
Spettacolo ben fatto e godibilissimo.
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