La scena come romanzo

Happy family è una pièce teatrale che finge di essere un romanzo: il suo autore, Alessandro Genovesi, è anche presente in scena, dove recita la parte dell'autore del romanzo che racconta, in prima persona, la propria storia. 
Un autore che interloquisce con gli altri personaggi sia in veste di personaggio a sua volta e sia (in qualche modo pirandellianamente) in veste di autore. 
Personaggi che, in linea con la tradizione teatrale (e romanzesca), si rivolgono direttamente agli spettatori (lettori) per raccontare loro i propri pensieri, emozioni, paure. 
Soprattutto le paure: a inizio di spettacolo (a mo' di "premessa") l'Io narrante ci informa, infatti, che lo spettacolo è dedicato soprattutto a coloro che hanno paura... 
Paure che, alla fine, fanno ridere il pubblico, forse scaramanticamente, o forse perché in esse ci si può facilmente riconoscere, chi più e chi meno.

Alessandro Genovesi, di Happy family, non è solo l'autore e l'interprete protagonista, ma anche il regista. 
Tre funzioni impegnative portate a termine tutte con uguale bravura: il testo è scritto bene, con una lingua moderna, ma non scadente; la recitazione è brillante e la regia attenta ai ritmi e sapiente nella resa di tutti i personaggi. 
Genovesi, alla sua prima prova come regista, è riuscito a non centrare l'intero spettacolo sulla sua figura di attore, ma a dare a ogni interprete il suo spazio, in modo che potesse agevolmente mettere in luce la storia del proprio personaggio.
A fianco di Genovesi un ensemble di attori tutti in parte.
Spettacolo da vedere.

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