Nel marzo del 1963, nella casa milanese del Premio Nobel per la Letteratura, Oriana Fallaci (1929 - 2006) intervistò Salvatore Quasimodo (1901 - 1968) per “L'Europeo”.
Hermann Hesse Sono tanti gli scrittori che, anche in passato, si sono fatti fotografare completamente nudi . Ciò potrebbe sorprendere, specie se si pensa che molti degli scrittori di cui si parla erano assai famosi quando decisero di mettersi in posa senza veli. Ovvero, le loro fotografie nature non erano mosse pubblicitarie atte a renderli celebri (magari con uno scandaletto montato ad arte), ma erano scatti a persone celebri che accettavano (o chiedevano) di essere immortalate nude. Gabriele D'Annunzio Non è, ovviamente, possibile indagare le motivazioni che portarono ognuno di tali scrittori a scegliere di posare nudo. Vale la pena, però, riflettere che, probabilmente, nessun altro artista come uno scrittore (e con il termine si intende indicare anche il poeta) è abituato a mostrare se stesso al proprio pubblico di lettori . Abituato, se grande scrittore, a mettere a nudo la propria anima . Abituato, se sincero, a dare corpo alle emozioni . Abituato
Nel pomeriggio è andato in scena al Teatro Out Off di Milano il nuovo spettacolo di Jan Fabre : Angel of death (Angelo della morte) ; per la regia di Lorenzo Loris e l’interpretazione di Elena Callegari e Mario Sala . Un critico di quelli scafati, per non ammettere di non aver capito nulla di ciò che ha visto, ora scriverebbe una recensione talmente arzigogolata da risultare incomprensibile. Chi scrive, invece, non essendo minimamente furbo, preferisce ammettere i propri limiti e confessare candidamente di non aver capito niente del testo di Fabre. A chi scrive, infatti, è sembrato tutto senza senso: un testo composto da una serie di frasi slegate l’una dall’altra che non arrivano a dare allo spettacolo un significato unitario vagamente comprensibile. Parole in libertà , verrebbe da scrivere, se non fosse che il riferimento colto al Futurismo potrebbe far credere a un’operazione di neo-avanguardia letteraria, tesa, magari, alla provocazione del pubblico in sala. Se, però, questa era
È un film pieno di poesia Magnifica presenza di Ferzan Özpetek . Un film che è una metafora del teatro e del cinema, luoghi in cui la finzione diventa realtà, la trascende e si trasmuta in arte. Un film stupendamente interpretato da tutti gli attori e di cui si consiglia la visione a coloro che sono disposti a farsi cullare dalla poesia delle immagini e delle storie i cui confini non sono netti. Avvertenza : nel seguito della recensione si fa riferimento al finale del film. La storia incredibile della coabitazione tra Pietro (strepitosamente interpretato da Elio Germano ) e i fantasmi della Compagnia di attori diventa credibile grazie allo sguardo infantile e pieno di stupore che Germano dona al suo personaggio e che il regista cattura con continui primi piani dell’attore. Una coabitazione che si fa presenza l’uno per gli altri: presenza magnifica (nel doppio significato di “straordinaria” e di “capace di suscitare ammirazione”) sia per Pietro e sia per i fantasmi.
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