Aspettando la bella copia

Appunti per un film sulla lotta di classe di e con Ascanio Celestini dà l’impressione di non essere uno spettacolo completamente rodato, ma anzi in fase di sperimentazione. 
Evidentemente, gli “appunti” di cui parla il titolo vanno presi alla lettera e, quindi, per un giudizio definitivo sullo spettacolo bisognerà inevitabilmente aspettare la bella copia. 

A differenza di altri spettacoli di Celestini di cui si è stati spettatori, questi Appunti… paiono piuttosto frammentari e dai ritmi a volte un po’ lenti. 
Per non dire che alcuni “tormentoni”, alla fine, quando vengono spiegati, risultano alquanto cerebrali, perdendo molto della loro carica evocativa e perfino poetica, come è il caso della affermazione «Io sono capace di passare attraverso i muri» ripetuta con insistenza nel corso dello spettacolo. 

Surreale e carino l’incontro al supermercato con Dio e giustamente carico di valenze politiche il ritratto del telefonista del call center che guadagna solo per i primi 2 minuti e 40 secondi di conversazione e, dunque, fa cadere la linea raggiunto tale termine. 
Ma raggelante il “pezzo” della telefonata del razzista che odia «i froci»: il pubblico non ha giustamente compreso pienamente la posizione di Celestini mentre raccontava la telefonata e in sala è piombato il gelo.
Alla fine del “pezzo”, quando il razzista spiega che l’AIDS è un giusto castigo di Dio per «i froci», il pubblico del Teatro Donizetti non ha applaudito, segno palese che Celestini non è stato in grado di far comprendere da che parte sta. 
La sua posizione, forse, è assai distante da quella del razzista dato che, qualche minuto dopo la chiusura del “pezzo”, gli augura una morte atroce, ovvero sbranato dalle lumache. 
Solo dopo questa battuta, il gelo creato dall’invettiva contro «i froci» è passato. 

Uno spettacolo, dunque, con qualche ombra di troppo.
Al calar della tela, ad ogni modo, il pubblico ha tributato ad Ascanio Celestini una vera e propria ovazione.


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