Il fotografo voyeur | Helmut Newton

Helmut Newton Amica. Milano, 1982


Di sé Helmut Newton ebbe a dire: «Sono un voyeur professionista» e, poi, specificava di non essere un artista, ma un fotografo.

Ebbene, la mostra Helmut Newton Legacy a cura di Matthias Harder e Denis Curti che Palazzo Reale di Milano dedica al grande fotografo, aperta al pubblico fino al 25 giugno 2023, mette assai bene in evidenza cosa presumibilmente Newton intendesse dire con l’espressione «voyeur professionista»: le sue immagini trasudano erotismo.


Dai primi inizi negli Anni Cinquanta, fino all’apice della carriera nei Novanta, gli scatti di Newton mirano a perturbare lo spettatore, alludendo, spesso, a situazioni sessuali “al limite”.

Donne nude in strada; con il seno scoperto davanti al piatto del ristorante; o ancora nude in contesti palesemente… inusuali.


Modelle nude accanto a uomini completamente vestiti che le guardano, le ammirano, le studiano o… le fotografano (è il caso di uno scatto “in studio” nel quale si vede in primo piano una modella di spalle il cui riflesso si unisce in uno specchio a quello di Newton stesso che la sta immortalando. Accanto a loro, la moglie del fotografo seduta osserva il lavoro).


Ma, anche, donne circondate da uomini in divisa o armati che danno sempre l’idea di essere assolutamente padrone della situazione: sono spesso delle dominatrici le donne di Helmut Newton e ce lo dicono in modo esplicito certi scatti in cui figurano con un frustino in mano.

Donne con il pube peloso che affrontano a testa alta e a mo’ di sfida gli sguardi maschili degli spettatori fuori-dallo-scatto.

Donne che sembrano dire: «Guardami negli occhi, se hai il coraggio».


E, forse, il lascito (legacy) di Newton ai posteri è proprio tale modello di donna: sfrontata, coraggiosa, capace di non indossare con noncuranza un abito (che pure dovrebbe reclamizzare); padrona della situazione e degli uomini che la desiderano.

Guardare, ma non toccare.

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