Le icone di Richard Avedon



Fino al 29 gennaio 2023 Palazzo Reale di Milano ospita la mostra Richard Avedon: Relationship a cura di Rebecca Senf in cui sono esposte 106 immagini provenienti dal Center for Creative Photography di Tucson e dalla Richard Avedon Foundation. 


Si tratta di una mostra che presenta al pubblico dei visitatori soprattutto i ritratti scattati da Avedon durante la sua lunga e prolifica carriera.

Ritratti di personaggi famosi (o che famosi erano al tempo dello scatto) rigorosamente in bianco e nero (uniche eccezioni le campagne realizzate per Versace), in cui il soggetto fotografato assume una dimensione iconica.

In altre parole, il personaggio famoso, nello e con lo scatto di Avedon, diventa un’icona moderna; un “segno”, una “manifestazione” dell’uomo o della donna coeva.


Vero è che Avedon ebbe a dichiarare che i suoi ritratti “dicevano” più del fotografo che delle persone fotografate (e non è un caso, allora, che la mostra inizi proprio con un autoritratto del Maestro); ma è altrettanto vero che Avedon riuscì, tramite i suoi scatti, a far emergere la dimensione privata del personaggio pubblico ritratto.

Una dimensione privata in grado di accomunare il personaggio e lo spettatore.


Ecco allora, ad esempio, che dal ritratto di Marilyn Monroe emerge una fragilità forse inedita negli scatti coevi dell’attrice. 

In esso, infatti, la Monroe sembra quasi spersa.

Diversamente, invece, nel doppio ritratto Monroe-Miller in cui la coppia sembra felice e, nello specifico, l’attrice raggiante.

Ma, paradossalmente, è proprio nel ritratto in cui la Monroe sembra spersa che Avedon riesce a trasformare il soggetto in icona: un’icona della modernità non in quanto celebrity, ma in quanto, in qualche maniera, exemplum di persona in lotta con i propri demoni.




Altro esempio di quanto qui sostenuto sono gli scatti dedicati allo scrittore Truman Capote: in quello in cui Capote è nel fiore della giovinezza, emerge la voglia di Capote di imporsi (la posa “parla” di una sfida a occhi chiusi alla società); mentre il Capote anziano è un anziano devastato dagli eccessi e non il ritratto di un celebrato Maestro delle Lettere.

Entrambi gli scatti, a loro modo, sono iconici: nel primo c’è “la promessa” in carriera; nel secondo un “vinto” di enorme successo.

E lo spettatore di una certa età può identificarsi con entrambi “i Capote”…


Non mancano, in mostra, i ritratti più propriamente glamour e fashion.

Ne sia esempio per tutti quello della modella e attrice Suzy Parker che, oltre all’abito da sera firmato Dior, “indossa” a mo’ di mantello, l’intero fondale dello studio fotografico.


Una mostra di cui si consiglia la visione non solo agli amanti della fotografia e di Avedon in particolare, ma anche a coloro che vogliono capire meglio l’umana modernità di certe icone planetarie.

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