I Borgia di Dumas


Alexandre Dumas ha raccontato la parabola dei Borgia in un libro scritto superbamente e interamente venato di ironia.
I Borgia di Dumas, oggi, è un libro di difficile classificazione a metà com’è tra il saggio e il romanzo storico, ma resta una lettura avvincente e, complessivamente, assai documentata, dato che l’autore ha tenuto ben presenti i lavori degli storici e cronisti coevi ai fatti, tra cui cita il Burcardo, il Guicciardini e, ovviamente, Machiavelli.

Dumas, nel suo racconto, si concentra in massima parte su Alessandro VI, su Lucrezia e, soprattutto, su Cesare, di cui segue le gesta fino alla morte, avvenuta su “un campo di battaglia sconosciuto, vicino a un villaggio a lui ignoto”, lanciando “una bestemmia contro il cielo”.
Dei tre “personaggi” racconta, senza censure, anche gli amori incestuosi e, per quel che riguarda Cesare, pure le passioni omosessuali.

Va sottolineato come Cesare Borgia sia, di quella che Dumas chiama la diabolica trinità, il personaggio storico di cui l’autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo, subisce maggiormente il fascino.
Ne segue le gesta e le atrocità da vicino e, a volte, la loro descrizione è talmente ben fatta che, sorvolando sul crimine, si finisce per restare incantati dalla bellezza della narrazione.
È il caso, ad esempio, della lunga descrizione dell’agguato orchestrato da Cesare ai danni del fratello Francesco, fatto uccidere in un’imboscata guidata da Michelotto, il suo sgherro più fidato.
Un brano che, da solo, vale la lettura di tutto il libro.

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