Arcaico Macbeth


Macbeth di Justin Kurzel è un film (del 2015) visivamente potente.
Le immagini evocano di continuo il Mistero, la sete di Potere, e la Violenza.
Immagini, a volte, quasi dal sapore fumettistico.
Altre volte, invece, pare rimandino ai cicli pittorici medioevali.
Immagini che raccontano l’ascesa e il declino di una coppia assetata di Potere e pronta a tutto pur di ottenerlo.
Immagini che raccontano di una società violenta in bilico tra la legge del più forte e l’ambizione alla codifica di un sistema normativo.
Immagini che raccontano di un sentimento religioso in cui paganesimo e cristianesimo si mischiano e si confondono.

Tutto, nel Macbeth di Kurzel, si svolge all’ombra della Croce: il Mistero; la Violenza; la sete di Potere. Una scelta registica forte e pregnante.
Così come pregnante è l’intuizione registica di rendere visivamente esplicito il legame primordiale tra Eros e Thanatos: quando Macbeth e sua moglie complottano e decidono di uccidere, si uniscono in un rapporto sessuale. E, in seguito, quando Macbeth sceglie di continuare a percorrere la strada della violenza, sua moglie rende esplicito il proprio dissenso negandogli il piacere.

Macbeth di Kurzel è un film recitato magnificamente.
I due protagonisti, Michael Fassbender (Macbeth) e Marion Cotillard (Lady Macbeth), dimostrano di possedere una tale maestria interpretativa da sembrare inarrivabili. 
Sono perfettamente a loro agio quando esprimono sentimenti arcaici e tribali, così come lo sono quando sono chiamati a incarnare la regalità. 
Belluini. Erotici. Ieratici. Folli. Disperati. 
Chapeau!

Eppure.
Eppure il film di Kurzel non coinvolge.
Non coinvolge perché il regista ha scelto di mantenere intatto il linguaggio tardo-rinascimentale di William Shakespeare, senza attualizzarlo.
Un linguaggio complicato, ai limiti del barocco, che in una pellicola cinematografica risulta straniante.
Infatti, un conto è presentare Macbeth a un pubblico teatrale che ne conosce già la vicenda ed è abituato al linguaggio di Shakespeare.
Un altro è proporre Macbeth a una platea cinematografica che, mediamente, è abituata a vedere pellicole nelle quali si utilizza una lingua composta da 200 vocaboli di cui 30 sono parolacce.
Il pubblico cinematografico, di fronte alla lingua di Shakespeare, si teme abbia grandi difficoltà di comprensione e finisca per abbandonare il proposito di seguire la vicenda passo passo.

In definitiva, si consiglia la visione della pellicola di Kurzel a quanti conoscono già Macbeth di Shakespeare, in quanto si tratta di un film, come detto, visivamente potente e strepitosamente recitato.
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