Il gioco di Escher

La produzione artistica di Escher (1898 - 1972) è stata sicuramente una delle più riconoscibili del Novecento. 
Le sue opere hanno parlato agli spettatori più vari sollecitandone l’immaginazione con creazioni grafiche che alludono e/o rimandano a mondi possibili, anche quando stanno riproducendo oggetti o esseri reali.
Escher, attraverso quelli che, frettolosamente, si potrebbero definire “giochi illusionistici”, ha, in altre parole, sollecitato lo stupore dello spettatore mettendolo di fronte a raffigurazioni “artefatte” della realtà che alludono a “mondi altri”.
Un gioco sofisticato e intellettualistico che nasce da una vena decorativa spinta all’eccesso e, si suppone, ha come fine ultimo proprio la volontà di meravigliare chi guarda.


Dopo Roma, Bologna e Treviso, la mostra dedicata a Escher curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea approda a Palazzo Reale di Milano e vi resterà fino al 22 gennaio 2017.
Un’ottima occasione non solo per ammirare quelli che sono considerati i capolavori di Escher, ma anche per conoscere la produzione meno nota dell’artista, quella fortemente influenzata dal decorativismo dell’Art Noveau e dai paesaggi architettonici italiani (Esher visse in Italia a più riprese dal 1921 al 1935).

Tra le 200 opere esposte a Milano, sono molte quelle su cui soffermarsi.
Si segnalano:
  • Notturno romano: la Basilica di Costantino (xilografia del 1934) in cui un dettaglio architettonico, ripreso dall’alto, prefigura gli scorci prospettici delle produzioni posteriori;
  • l’Autoritratto del 1929 in cui la capigliatura sembra richiamare una collina erbosa;
  • Relatività (litografia del 1953) famosa per le scale che non portano da nessuna parte;
  • Planetoide tetraedrico (xilografia del 1954) in cui convergono l’amore per i complessi monumentali e la costruzione di mondi possibili: il planetoide creato da Escher è formato dalla stessa architettura riprodotta quattro volte;
  • Mani che disegnano (litografia del 1948) in cui due mani si disegnano l’un l’altra;
  • Mano con sfera riflettente (litografia del 1935) forse l’opera più nota di Escher;
  • Buccia (xilografia del 1955) in cui una buccia di agrume forma un volto di donna.

Piace chiudere ricordando una frase dello stesso Escher: “Il mio lavoro è un gioco. Un gioco molto serio”.

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