La carta della Balicco
Tempio di Luisa Balicco |
Fino al 24 aprile è possibile visitare la mostra Un viaggio singolare, personale di Luisa Balicco alla Galleria Ceribelli di Bergamo.
Oltre all'invito a recarsi a guardare le opere esposte, si vuole condividere qui qualche impressione e riflessione nate dalla visita odierna.
Luisa Balicco ama la carta.
La carta come materia, oltre che come “semplice” supporto.
La ama al punto da crearla: la fa nascere e le dà peso, spessore e porosità ogni volta differenti e utili all'opera che l’artista intende realizzare.
La carta, nelle mani della Balicco, è come se si trasformasse in creta da lavorare, da modellare.
Cessa di essere “solo” il supporto dell’opera e diventa materia protagonista.
Paradossalmente, ciò che viene vergato sui fogli dalla Balicco, diventa, quasi, “decorazione”, in quanto è come se la materia-carta assumesse centralità nell'opera realizzata dall'artista.
E alla carta, la Balicco, dà vite molteplici. La carta, nelle sue opere, diventa “altro”.
Diventa, ad esempio, “pietra” con la quale si costruisce il muro (filo conduttore della mostra bergamasca).
Ma, fondendosi con altri materiali, essa diventa anche quadro, dipinto. La carta della Balicco, cioè, non è - si ripete - solo il supporto su cui viene dipinta (appunto) l’opera, ma è già il quadro, arricchito dai colori e dai versi poetici che compaiono in molte delle opere dell’artista.
La carta della Balicco, infine, grazie alle “macchine ostensorie” e ai leggii sulla quale si innesta, acquista anche tridimensionalità; verticalità, smettendo si essere “solo” bidimensionale.
Le opere della Balicco, hanno una fisicità spaziale che non ci si aspetta e i suoi “libri” diventano pale d’altare, templi o macchine scrittorie di tempi e paesi lontani, persi tra oriente e occidente.
Opere, quelle della Balicco, di grande fascino che, in chi le ammira, fanno nascere forte il desiderio di toccarle, per poter, attraverso il contatto tattile, appropriarsi anche delle sensazioni che la porosità della carta sa trasmettere.
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