Il romanzo più bello di Dan Brown

Attenzione: dalla lettura della recensione potresti capire il finale del libro.

E se il cattivo fosse l’unico savio di tutta la storia? 
Tale domanda nasce spontanea al termine della lettura dell’ultimo romanzo di Dan Brown: Inferno, edito da Mondadori. Una domanda che al lettore viene sollecitata, forse a livello inconscio, dallo sviluppo che prende la storia quando essa sembra finita: il finale del romanzo è “aperto”. Infatti, nonostante la storia sia completamente conclusa (ovvero, l’enigma risolto), essa risulta “aperta” perché due delle protagoniste, durante una riunione alla quale il lettore non è invitato, potrebbero riuscire a dimostrare come il “cattivo” avesse, in realtà, ragione e non fosse affatto un folle criminale.
Un rovesciamento di prospettiva che fa di Inferno, a parere di chi scrive, il romanzo più interessante di Dan Brown.

In esso l’Autore si confronta con uno dei problemi più spinosi che assillano l’Umanità: il sovraffollamento terrestre.
Per il “cattivo” del romanzo esso sarà la causa che porterà l’Umanità verso la catastrofe, verso un vero e proprio Inferno dantesco sulla Terra che costringerà gli uomini a comportarsi come dei dannati.
A tale futuro catastrofico, il “cattivo”, che altri non è che un eminente scienziato, tenta di ovviare agendo sulle cause. Ossia, il risultato dei suoi sforzi e delle sue ricerche, dovrà portare a una drastica diminuzione della popolazione mondiale…

Il rovesciamento di prospettiva che porterà a sospettare che, in realtà, il “cattivo” potrebbe essere il “buono” della situazione, non è l’unico “ribaltamento” presente nel romanzo.
Esso, anzi, inizia con un “ribaltamento” di cui è vittima proprio quel Robert Langdon protagonista di altri romanzi di Dan Brown (Angeli e Demoni; Il codice da Vinci e Il simbolo perduto). 
Egli, a differenza di quanto accade nei precedenti libri, è un “investigatore” menomato nel corpo e nella mente: svegliatosi in un letto di ospedale, è ferito alla testa e soffre di amnesia. Non sa, quindi, su cosa stia indagando e per chi… Non è, quindi, il brillante professore che risolve enigmi con rapidità sorprendente, ma un uomo che fatica a capire la situazione e che viene braccato da una serie di persone di cui ignora l’identità e gli obiettivi.
Egli sarà costretto a indagare su quanto non ricorda di avere già investigato… Un ribaltamento che rende più umano e più simpatico il fortunato personaggio del romanziere statunitense.

Altra anomalia rispetto ai precedenti romanzi di Dan Brown sta nel fatto che il “cattivo” da cui muove tutta la ricerca è morto suicida una settimana prima del giorno in cui il professor Langdon si risveglia in ospedale…
Ma rovesciamenti, nelle 522 pagine di cui si compone la traduzione italiana del romanzo, ce ne sono parecchi, tanto che “gli amici” diventano “nemici” e viceversa, in un continuo narrativo ricco di colpi di scena che tengono desta l’attenzione del lettore.
Una scrittura, quella di Brown, fluida, piacevole e avvincente. Una narrazione, la sua, in cui sono continui anche i mutamenti di punti di vista che passano da un personaggio all’altro descrivendone le motivazioni profonde che li spingono all’azione.
Una bella lettura.

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Twitter: @daniloruocco

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