L'Europa unita dal desiderio di libertà
Yinka Shonibare, L'Era dell'Illuminismo |
Nelle sale espositive milanesi sono state raccolte (suddivise in dodici sezioni) 200 opere di 94 artisti provenienti da 27 paesi europei accomunate dal tema della Libertà che si fa soggetto d’arte.
Opere, le loro, che vanno dal “classico” dipinto, all’istallazione video; passando dalla “scultura”, dal disegno e dalla fotografia.
Opere espressive genuinamente personali (ovvero riconoscibili come espressioni della personalità dei singoli artisti), ma, al contempo, capaci di fondersi - grazie al percorso voluto dai curatori - in un discorso comune.
Discorso che parla, come dice il titolo, del Desiderio di Libertà. Libertà dalle oppressioni politiche, religiose, economiche... Libertà da tutto ciò che rende l’Uomo meno Uomo, che si tratti della limitazione dei suoi movimenti o del suo pensiero e della sua salute (fisica e mentale).
Opere di artisti in Italia noti o non come
Damien Hirst, Arman, Jannis Kounellis, Yves Klein, Richard Hamilton, Niki de Saint Phalle, Alberto Giacometti, Gerhard Richter, Christo, Mario Merz, Emilio Vedova, Yinka Shonibare, Lucio Fontana, Ilya Kabalov, Boris Mikhailov e Erik Bulatov.
Opere che i curatori, in modo intelligente, hanno accompagnato da un breve testo illustrativo che suggerisce al visitatore un’interpretazione della volontà dell’artista. Interpretazione che il visitatore, ovviamente, è libero di accogliere o di rifiutare oppure integrare con quella che la visione dell’opera gli suggerisce.
Si segnalano, tra le tante, le seguenti opere su cui, chi scrive, ha focalizzato l’attenzione:
- L’Era dell’Illuminismo - Adam Smith di Yinka Shonibare del 2008: in cui un Adam Smith in marsina e privo di testa prende un volume da una libreria domestica. L’Artista - a parere di chi scrive - intende dire che chi crede nel libero mercato (come il celebre economista eponimo) è una persona che non ragiona (in quanto privo di testa);
- Dead end Jobs di Damien Hirst del 1993 in cui una serie di “cicche” di sigaretta è messa in fila sui piccoli scaffali di una bacheca. L’espressione inglese “dead end jobs” indica quelle posizioni lavorative prive della possibilità di avanzamento di carriera. Lavori, ossia, che non lasciano speranza nel miglioramento personale. Le sigarette fumate e spente, danno l’idea dell’impossibilità che qualcosa migliori (e non solo il lavoro, ma, in prima battuta, la salute di chi le ha fumate...);
- Stanza degli interrogatori di Nikita Kadan del 2010 in cui, in una bacheca verticale, sono esposti alcuni piatti sui quali la decorazione raffigura pratiche di tortura. La tortura, ricorda l’Artista, in alcuni paesi europei, è ancora una pratica negli interrogatori della polizia;
- Lo Stato di Richard Hamilton del 1993 in cui lo Stato è rappresentato da un poliziotto in tenuta antisommossa;
- Passaporto di Oskar Rabin del 1972 in cui è riprodotto il passaporto dell’Artista. Passaporto che, al contempo, è simbolo di appartenenza a una Nazione, ma anche della libertà di movimento di chi lo possiede. E l’Artista ricorda che, per troppi anni, ci sono stati Paesi che hanno impedito ai propri cittadini di possedere il passaporto;
- 99 cent II di Andreas Gursky del 2001 che raffigura alcune corsie di un discount piene di merci tutte vendute a 99c. La sensazione è che i clienti siano come “schiacciati” dal potere che le merci e il marketing esercitano su di loro.
Molte altre sono le opere di cui si potrebbe parlare. All’elenco già fatto si aggiunge solo il Tu o io di Maria Lassnig del 2005 in cui un’anziana signora nuda stringe in una mano una pistola che si punta alla testa e nell’altra una pistola che punta dritta verso lo spettatore. Il titolo allude al desiderio di libertà dell’Artista dal giudizio e dai condizionamenti che possono venirgli dal fruitore delle sue opere?
Una mostra, Desire for freedom, che merita di essere vista e che dice di come gli artisti europei siano accomunati dal desiderio di libertà.
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