Il negro
Il negro di Adolfo Caminha è un romanzo dalla trama semplice, lineare, quanto scandalosa.
Pubblicato nel 1895 (e ora riproposto da Playground) fu subito considerato un libro maledetto perché narra degli amori omosessuali che uniscono due marinai: Amaro, detto Bom-Crioulo, il possente negro del titolo, e «il mozzo Aleixo, un bel marinaretto dagli occhi azzuri» e dal fisico ancora efebico.
Entrambi i marinai viaggiano su una nave da guerra sulla quale la disciplina viene impartita a colpi di frusta («l’unico mezzo per fare di un uomo un vero marinaio»).
Va da sé che si può essere frustati per i più svariati motivi: per essersi masturbati (ovvero per aver commesso «il più vergognoso degli attentati contro se stessi») o per non aver eseguito bene un ordine o, peggio, per essersi ribellati ad esso.
Un ambiente, dunque, quello che vede lo sbocciare della passione tra il negro e il marinaretto, per nulla favorevole a una relazione tra uomini.
E, infatti, i due decidono – una volta toccato terra – di affittare una stanzetta nella pensioncina di una equivoca e ancora provocante portoghese.
Se l’idea appare positiva nei primi tempi della loro unione, essa si rivelerà fatale nel momento stesso in cui i due marinai vengono divisi per un ordine di servizio: uno su una nave e l’altro su quella dove si sono conosciuti.
Ecco, allora, che Alexio tradisce e al negro non resta che scatenare la violenza per dare pace alla sua gelosia.
Una passione, quella che lega il negro al marmocchio quindicenne, forte e travolgente: il marinaretto che sessualmente svolge il ruolo passivo e sottomesso, in realtà, psicologicamente, domina il negro, la cui anima ha reso schiava.
Inevitabili gli eccessi cui i due si lasciano andare, «senza pudore»…
Un romanzo, quello di Caminha, scritto assai bene, con una tecnica che può ricordare certe riprese cinematografiche: non è raro, ad esempio, che un’azione non venga narrata per intero, ma solo nella sua sequenza iniziale e in quella finale, eliminando completamente la fase intermedia. In tal modo, il lettore non si trova di fronte a un flusso narrativo unico e continuo, ma a due flash: uno che descrive l’antefatto del gesto e l’altro le sue conseguenze (saltando, quindi, la descrizione del gesto stesso). Una tecnica narrativa, quindi, ancora attuale e “fresca”.
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