Il Codice Da Vinci

In apertura di volume il lettore è informato che il «libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzione dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione». 
Una premessa che – di solito – non ci si aspetta in un romanzo, ma in un film dove la veridicità delle immagini conferisce alla storia una parvenza di realtà contro la quale lo spettatore, a volte, può poco. 
Tale premessa editoriale, però, viene smentita immediatamente a inizio di romanzo da una nota dell’autore, nella quale si afferma che «Tutte le descrizioni di opere d’arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà». 
Ed è tale affermazione che resta impressa nella memoria del lettore del Codice da Vinci che, trascinato in un vortice di eventi e colpi di scena dalla sapienza narrativa di Dan Brown, alla fine spesso fa fatica a comprendere ciò che nella narrazione è frutto della fantasia dell’autore da ciò che, invece, è frutto delle sue conoscenze storico-artistiche. 
A tale risultato Brown giunge dando costantemente al lettore la sensazione di renderlo partecipe di un grande segreto, di metterlo a conoscenza di una grande rivelazione, cosicché il lettore, alla fine, crederà di aver appreso un segreto da sempre tenutogli nascosto.
Il segreto che Dan Brown gli rivela è che la Chiesa Cattolica avrebbe letteralmente travisato le ultime volontà di Cristo, non affidando – come avrebbe chiesto il Maestro prima della crocifissione – la guida della sua chiesa a Maria Maddalena (sua moglie e incinta di lui), ma a Pietro. 
Inoltre, consapevoli di non rispettare le ultime volontà del Maestro, i discepoli avrebbero anche iniziato a dare la caccia a Maria Maddalena e alla sua discendenza, con il deliberato fine di distruggerli, per non mettere in pericolo il potere da loro raggiunto. 
Una lotta che avrebbe anche riguardato il predominio del maschile sul femminile. 

La teoria riassunta in poche parole ed espressa nei termini or ora usati ha poche speranze di essere presa sul serio, ma Dan Brown ha l’enorme capacità di renderla plausibile e di farla credere vera. 
Per far ciò, mette subito in attesa il lettore che, nel primo capitolo del Codice da Vinci, si trova di fronte alla vittima di un omicidio, il curatore del Louvre Jacques Saunière, la cui unica preoccupazione prima di morire è quella di trasmettere il segreto di cui è il maggiore custode. 
La vittima è il Gran Maestro del Priorato di Sion, setta che, per Brown, sarebbe nata nel 1099 su iniziativa di Goffredo di Buglione e che avrebbe il compito di custodire il Santo Graal, rinvenuto dai Templari all’interno del Tempio di Salomone. 
Il Santo Graal, per Brown, non sarebbe il calice usato da Cristo durante l’Ultima cena, bensì proprio il corpo di Maria Maddalena. 
E la prova indiscutibile di ciò, per Brown, sarebbe nascosta nell’Ultima Cena dipinta da Leonardo Da Vinci, nella quale al posto del discepolo Giovanni, sarebbe invece stata ritratta Maria Maddalena.

A sostenere e spiegare tutta la teoria è il protagonista del romanzo, quel professor Robert Langdon già protagonista di Angeli e Demoni, che la trasmette all’ignara di tutto nipote di Jacques Saunière, l’esperta di messaggi cifrati Sofie Neveu, con la quale il professore indaga sugli omicidi compiuti in poche ore (Saunière non è, infatti, l’unica vittima), anche al fine di scagionarsi dall’accusa mossagli dal commissario della polizia parigina di esserne l’autore. 
Il viaggio iniziatico di Sofie è un po’ quello del lettore che – con lei – scopre verità da sempre tenutegli nascoste.

Come si è detto, a rivelare al mondo tali verità ci ha pensato Leonardo Da Vinci, per Brown un altro Gran Maestro del Priorato di Sion, che avrebbe riempito di indizi esoterici le proprie opere. 
Ed è proprio sciogliendo gli enigmi di Leonardo e quelli creati ad hoc da Saunière (profondo conoscitore dell’opera leonardesca) che Robert e Sofie potranno trovare il luogo dove è nascosto il Santo Graal. 
Ovviamente, come si addice ai thriller, il percorso che conduce al luogo dove è nascosto il tesoro è pieno di insidie e di pericoli mortali contro i quali il professore e la sua “discepola” devono combattere. 
E va detto, una volta di più, che Dan Brown cosparge il romanzo di veri e propri colpi di scena in grado di tener viva la curiosità del lettore che resta attaccato alla pagina. 
Un merito notevole per un autore di romanzi, specie se in tali romanzi di parla di sequenza di Fibonacci, di proporzione divina, di simbologia, di culti della dea, di opere d’arte, di meridiani zero e di anagrammi. 
Tutto è ammantato di mistero nel Codice da Vinci e quasi ogni cosa e ogni personaggio ha un lato di sé avvolto nel mistero. 
C’è l’Opus dei che, per Brown, è una congregazione che pratica riti di purificazione medioevali; c’è il vescovo dell’Opus dei Aringarosa che trama nell’ombra per acquisire immenso potere all’interno della Chiesa; c’è un misterioso Maestro che pare essere onnisciente e guida dall’ombra il complotto ordito contro il Priorato di Sion per portar loro via il segreto del Santo Graal; c’è uno studioso che affianca i due protagonisti nella ricerca del Santo Graal che rivelerà un altro lato della propria personalità e ci sono altri personaggi minori che pare abbiano sempre qualcosa da nascondere. 
Ma anche il personaggio che per tutto il romanzo copre il ruolo dell’ingenua seppur in gamba nipote dell’ultimo Gran Maestro del Priorato di Sion al termine della vicenda scoprirà di essere molto più legata al Santo Graal di quanto potesse immaginare... 
Insomma, il mistero avvolge tutto e tutti e – sia detto una volta di più – ciò è sicuramente un merito di Dan Brown che è uno scrittore di thriller che si pongono come obiettivo quello di avvincere il lettore, obiettivo sicuramente raggiunto. 
Ma il lettore sapientemente divertito da Dan Brown, però, per non rischiare di credere vero ciò che vero non è, dovrebbe sempre ricordare ciò che l’editore ha scritto a inizio di romanzo, ovvero che il «libro è un’opera di fantasia». 
Il Codice Da Vinci è e resta un fortunato libro di fiction e non è certo un saggio sul Santo Graal.

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