Specchiarsi nel passato


Nel 1980 Giorgio Strehler (1921 – 1997) metteva in scena il Temporale di August Strindberg con Tino Carraro nel ruolo del protagonista. 
Enrico D’Amato, a 25 anni di distanza, ha ripreso la regia strehleriana e l’ha riproposta, sostanzialmente identica, al Piccolo Teatro di Milano con Franco Graziosi nel ruolo del protagonista. 
Accanto a Graziosi ci sono Giulia Lazzarini, Umberto Ceriani, Piero Mazzarella e Laura Pasetti
Le scene sono di Ezio Frigerio, i costumi di Franca Squarciapino e le musiche di Fiorenzo Carpi.

La recensione – per chi ama il teatro e conosce e ammira il lavoro quotidianamente svolto al Piccolo Teatro – potrebbe terminare qui: i nomi elencati sono garanzia di una realizzazione di altissimo livello.

Gli attori si sono dimostrati – una volta di più – dei grandi attori: Graziosi ha sfoderato – oltre alla bravura – una classe da vecchio signore di campagna (roba da altri tempi) e nella scena del riconoscimento della moglie mentre è al telefono mette addirittura i brividi.
La Lazzarini è stata una Gerda sulla via del tramonto, in preda al rimpianto, ma capace di mantenere il proprio orgoglio. 
Mazzarella è riuscito a far sorridere il pubblico pur dicendo delle verità dure e prive di speranza e Ceriani e la Pasetti sono stati delle ottime spalle.

Le scene di Frigerio (bellissime come bellissimi sono i costumi della Squarciapino e memorabili le musiche di Carpi) sono sicuramente uno dei segni forti della regia di Strehler-D’Amato: lineari ed evocative. In grado di unire il passato al presente e visualizzare contemporaneamente gli esterni e gli interni (costruendo uno spazio scenico su tre livelli). 
Il passato e il presente convivono per mezzo di uno stratagemma semplice ma di sicuro effetto: gli attori vengono costantemente riflessi dalla scenografia, come dire che le loro due immagini, quella presente (data dalla loro corporeità) e quella di loro nel ricordo (data dall'immagine riflessa nella scena), esistono contemporaneamente. 
Frigerio (e per suo mezzo il regista), insomma, visualizza le parole che Strindberg fa pronunciare al protagonista: ovvero il fatto che lui ama il ricordo della propria moglie e dalla loro bambina, piuttosto che il loro essere attuale.
Il protagonista, infatti, è un vecchio che dichiara costantemente di amare la pace che la vecchiaia gli dona e che vive di ricordi, avendo ormai da anni rinunciato alla vita presente. Egli, insomma, si specchia nel passato.
Ma a dispetto di tale dichiarazione di amore per la tranquillità, sul Signore incombe il temporale: un temporale reale e metaforico. E quando il temporale scoppia, al Piccolo quello vero si realizza con acqua vera e quello metaforico con l’esplosione di una recitazione caricata (da composta qual era) che non esita a far salire Graziosi su una sedia e, poi, sul tavolo da gioco. Passato il temporale, cadono le ultime gocce e la vita continua a trascorrere lenta. 
Spettacolo memorabile.

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