Appunti sulle variazioni cromatiche nella Traviata per la regia di Eyre
Con Angela Gheorghiu (Violetta) e Frank Lopardo (Alfredo).
Direttore: Sir Georg Solti.
Regia teatrale di Richard Eyre.
Scene e costumi di Bob Crowley.
Regia televisiva di Humphrey Burton e Peter Maniura.
DVD registrato dal vivo alla Royal Opera House, Covent Garden, Londra, nel dicembre del 1994. “Stagione lirica in DVD”, n. 1, Edizioni del Prado.
I bravissimi cantanti sono validi anche come attori (ed è una piacevole sorpresa: è bello poter vedere recitare anche dei cantanti lirici).
Inoltre, i due protagonisti sono anche belli (cosa che non guasta, data la vicenda cui danno vita).
Il Primo Atto è dominato dal rosso del salotto elegante dove si svolge la festa data da Violetta.
La sala di ricevimento non è squadrata, ma avvolgente come una promessa di felicità (è, questo, d’altronde, il mestiere della cortigiana Violetta).
La Prima Scena del Secondo Atto è dominato dall’azzurro ed è luminoso.
La casa è quella di campagna dove vivono Armando e Violetta che devono ancora terminare di arredarla.
Domina la scena un grande tavolo da pranzo: si è passati dall’arredo del salotto mondano, al tavolo del focolare domestico; dall’oscurità della notte, alla luminosità del giorno.
Ma è proprio in questo ambiente sereno, in tale nido d’amore, che si compie il destino avverso di Violetta: il padre di Alfredo viene a chiederle di far tornare Alfredo alla vita onorata (quella vita che prevede la frequentazione delle cortigiane di lusso solo dopo cena e non anche durante il pranzo, pare voler dire la scenografia).
Da notare che il padre di Alfredo è figura duplice: duro con Violetta, ma dolce con il figlio (Di Provenza il mare, il suol).
La Seconda Scena del Secondo Atto si svolge in un salone delle feste dominato da un grande tavolo da gioco e, di nuovo, dal colore rosso (che si caratterizza, così, come il colore della mondanità).
Violetta appare con uno splendido abito nero (in verità tutti gli abiti indossati da Violetta sono bellissimi, eleganti e raffinati, in linea con il suo ruolo di grande cortigiana).
L’ultimo atto si svolge in penombra e domina in colore bianco del ritrovato candore della protagonista (che da “Traviata” è diventata – grazie all’amore e al sacrificio per amore – “Redenta”).
L’ambiente è fatto di oggetti smisurati: lo specchio-parete e le veneziane enormi.
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