Cosa è vero e cosa no?


Il sepolto vivo è il secondo dei cinque romanzi di Patricia Highsmith che hanno come protagonista Tom Ripley.


L’azione si svolge sei anni dopo l’assassinio di Dickie Greenleaf raccontato nel Talento di Mr Ripley e non ne è il seguito, anche se uno dei componenti della famiglia di origine di Dickie, il cugino ventenne Chris, entra - tangenzialmente e, forse, momentaneamente - nella complicata nuova vita di Tom. 


Tom, ormai sposato con una ricca francese, vive del “lascito testamentario” di Dickie e dei proventi di un giro di quadri falsi attribuiti a un pittore che, in realtà, è morto suicida qualche anno prima, ma che i truffatori complici di Tom fingono risieda e lavori sotto falso nome in Messico.


Il giro di falsi sembra prosperare senza intoppi fino a quando un americano, un po’ troppo pignolo, mette in dubbio l’autenticità di uno dei quadri del prolifico pittore inglese.


Tom, per salvare la situazione, prima assume l’identità del pittore e, poi, quando l’americano si rende conto dell’ennesimo raggiro, commette un nuovo omicidio…


Tutto il romanzo è incentrato sull'impossibilità di stabilire con certezza cosa sia vero e cosa no.

Non solo, infatti, è quasi impossibile distinguere un quadro autentico da uno falso; ma il falsario che dipinge attribuendo le proprie creazioni al pittore scomparso, non solo vive di sensi di colpa, ma, forse, nei lunghi momenti di follia in cui vive, a volte pensa di essere davvero il pittore che falsifica.

Per non dire che lo stesso Tom viene creduto morto dal pittore falsario che ha tentato di ucciderlo. Il sepolto vivo del titolo, infatti, è Tom stesso…

E, morto suicida anche il falsario, Tom fa in modo che il suo cadavere venga attribuito al pittore che falsificava…


La Highsmith, insomma, nel secondo romanzo dedicato a Ripley, gioca con il genere letterario che le ha dato la fama per instillare nel lettore il dubbio che nessuno possa davvero mai accertare la verità.

Per far ciò, tra l’altro, accentua il carattere camaleontico del protagonista e la di lui propensione all'inventiva al punto che lo stesso protagonista, a un certo punto, si impone di credere per vera una fandonia da lui stesso architettata. Solo se lui stesso la crede vera, infatti, potrà far credere vera la falsità che racconta…


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