Alle origini di Klimt

Salomè, 1909
Presente a Palazzo Reale di Milano fino al 13 luglio prossimo, la mostra Klimt. Alle origini di un mito curata da Alfred Weidinger in collaborazione con Eva Di Stefano, indaga soprattutto gli anni di formazione e giovanili del grande artista secessionista.
Diviso in sezioni tematiche, infatti, l’allestimento mostra diversi lavori giovanili di Gustav Klimt e alcuni suoi capolavori che vengono accostati sia ai quadri di illustri maestri, sia ai lavori dei suoi sodali, il fratello Ernest Klimt e l’amico Franz Matsch, coi quali Gustav lavorerà a stretto contatto per anni.
Va ricordato che Klimt, formatosi in una scuola di Arti applicate (e non di Belle arti), espresse la sua arte pittorica e decorativa lavorando con materiali anche assai diversi tra loro e nell’esposizione milanese se ne dà un ampio assaggio, così come molti sono i disegni preparatori che è possibile ammirare a Palazzo Reale (Klimt era un instancabile e abilissimo disegnatore).

Ritratto femminile, 1894
Le tele presenti, invece, possono risultare pochine al visitatore comune che può restare deluso dal constatare l’assenza dalla mostra milanese dei capolavori più noti di Klimt. Vero è, però, che, complessivamente, i lavori di Klimt su tela conosciuti nel mondo sono un centinaio e a Palazzo Reale sono visibili ben venti di tali quadri.
Inoltre, va dato il merito ai curatori di aver presentato ai visitatori lavori poco noti, ma assai di valore. Tra essi, sicuramente, va menzionato un Ritratto femminile del 1894, la cui resa realistica risulta sorprendente a coloro che conoscono Klimt solo come esponente del Secessionismo viennese.

Tra i capolavori presenti in mostra, vanno ricordati la strepitosa Salomè (1909) vibrante fatalità e nervosismo; il magnifico Fregio di Beethoven (1902) che prende tre intere pareti e che immerge il visitatore nel sogno dell’arte totale di wagneriana memoria; e l’incompiuto Adamo ed Eva (1917-1918).

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