A chi toccherà stasera?


Antonio Syxty porta in scena al Teatro Litta di Milano Il calapranzi di Harold Pinter, uno dei testi classici del Novecento. 

La storia è quella inquietante dei killer professionisti Ben e Gus che si trovano chiusi in una stanza sotterranea in attesa di compiere il loro ennesimo omicidio. 
Come sempre nessuno dei due è a conoscenza del nome della vittima e come sempre aspettano di volta in volta comandi provenienti dal capo della misteriosa organizzazione di cui fanno parte. 
Ma dall’ultimo “lavoro” i due sono nervosi: l’ultima vittima era una ragazza e il suo corpo martoriato è ancora nella memoria di Gus. 
A chi toccherà stasera? Si chiedono con agitazione i due, agitazione accresciuta da ciò che succede nella stanza sopra di loro, dalla quale provengono strane ordinazioni culinarie per mezzo del calapranzi del titolo (che, nella versione di Syxty è un monitor televisivo). 
Alla situazione i due reagiscono in modo diverso e apparentemente opposto: Gus continua a porre domande,  continuamente alzandosi dal letto; e Ben dà le risposte, mentre, seduto sul letto, legge il giornale. 
Ma i letti della messinscena di Syxty non sono un luogo tranquillo: essi sono degli scivoli sui quali non è possibile trovare la pace del sonno e dai quali, metaforicamente, i due killer possono profondare in una zona ancora più sotterranea di quella nella quale già si trovano (fisicamente e moralmente, si intende). 

Nel ruolo di Gus c’è Paolo Casiraghi che dona al personaggio un faccino pulito da bravo ragazzo e un fisico atletico che tendono, paradossalmente, a ispirare tenerezza: il pubblico parteggia per lui e si immedesima nella sua inquietudine (che è quella di ognuno: a chi toccherà stasera?); mentre nel ruolo di Ben c’è Gerardo Maffei che dà al personaggio un fisico da adulto autoritario  con un po’ di pancetta (non per nulla, della coppia, è lui il capo, ovvero il maschio dominante, quello che può permettersi di ordinare all’altro di preparare il the). 
Entrambi gli attori rivelano di essere a proprio agio nell’interpretazione di questo testo di Pinter che certo è tutto fuorché facile da rendere sulla scena. 
Caldi e meritati applausi al calar del sipario sulla prima milanese.

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