La potenza delle immagini
Nel 1931, a ventinove anni, il poeta spagnolo Luis Cernuda (1902 –  1963) ebbe un’intensa e tormentata storia d’amore con Serafín Fernández  Ferro, autodidatta figlio di operai, il quale, a detta di García Lorca,  possedeva un «sorriso leonardesco». Sotto l’impulso della tormentata  relazione, Cernuda scrisse le poesie e le prose ritmiche che compongono  il libretto I piaceri proibiti. 
Va detto, con tutta onestà, che  non siamo di fronte a un capolavoro assoluto della poesia, ma anzi, a  delle poesie che, spesso, lasciano alquanto perplessi per la loro  “freddezza”: si è lontanissimi da un tipo di poesia “calda” in cui  l’erotismo entra prepotente e le immagini si fanno sensuali come ci si  aspetterebbe da un poeta che scrive nel momento stesso in cui è travolto  da una passione ardente e che titola il proprio libro I piaceri proibiti… 
Proprio tale titolo mette il lettore in attesa di un certo tipo di  immagini “solari” (gli amori del titolo, benché “proibiti”, in quanto di  tipo omosessuale, sono pur sempre definiti “piaceri”) che non trova,  poi, nei versi del poeta; versi a volte di difficile comprensione perché  rimandano a un tipo di poesia (quella surrealista) che, tra i propri  obiettivi, non ha certo quello di rendersi completamente comprensibile  al fruitore. 
Eppure, nonostante quanto finora scritto, alcuni dei versi e  delle prose ritmiche de I piaceri proibiti si impongono alla  memoria del lettore moderno per la potenza visiva delle immagini, le  quali, spesso, evocano situazioni violente e stati di disagio mentale e  sociale. Vale la pena riportare alcune di tali immagini, pescando qua e  là:
corpi che gridano sotto il corpo che li penetra,
e pensano soltanto alle carezze,
pensano soltanto al desiderio
(da Dove sono precipitate)
Uno sfioramento inatteso,
un’occhiata fugace fra le ombre,
bastano perché il corpo si apra in due,
avido di accogliere in sé
un altro corpo che sogni;
metà e metà, sogno e sogno, carne e carne,
uguali in figura, in amore, in desiderio.
Benché sia solo una speranza,
perché il desiderio è una domanda cui nessuno sa rispondere
(da Non diceva parole)
Vi amo, teneri bimbi;
vi amo tanto, che vostra madre
potrebbe credere ch’io voglia farvi del male
(da Il merlo, il gabbiano)
 








 
 
 
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